11 juin 2018

Carlo Michelstaedter

POESIE


Se camminando vado solitario
per campagne deserte e abbandonate
se parlo con gli amici, di risate
ebbri, e di vita,
 

se studio, o sogno, se lavoro o rido
o se uno slancio d'arte mi trasporta
se miro la natura ora risorta
a vita nuova,
 

Te sola, del mio cor dominatrice
te sola penso, a te freme ogni fibra
a te il pensiero unicamente vibra
a te adorata.
 

A te mi spinge con crescente furia
una forza che pria non m'era nota,
senza di te la vita mi par vuota
triste ed oscura.
 

Ogni energia latente in me si sveglia
all'appello possente dell'amore,
vorrei che tu vedessi entro al mio cuore
la fiamma ardente.
 

Vorrei levarmi verso l'infinito
etere e a lui gridar la mia passione,
vorrei comunicar la ribellione
all'universo.
 

Vorrei che la natura palpitasse
del palpito che l'animo mi scuote...
vorrei che nelle tue pupille immote
splendesse amore. -
 

Ma dimmi, perché sfuggi tu il mio sguardo
fanciulla? O tu non lo comprendi ancora
il fuoco che possente mi divora?...
e tu l'accendi...
 

Non trovo pace che se a te vicino:
io ti vorrei seguir per ogni dove
e bever l'aria che da te si muove
né mai lasciarti. -
 

 31 marzo 1905

 


* * *
 

Poiché il dolore l'animo m'infranse
per me non ebbe più la vita un fiore...
e pure inconscio iva cercando amore
l'animo offeso.
 

Ahi ti vidi e a te il pensier rivolsi
a te che pura sei siccome un giglio...
... Le lacrime mi sgorgano dal ciglio
invirilmente.
 

Oh mia fanciulla, oh tu non hai compreso
di quanto amore io t'ami. Ed un dolore
nuovo, più intenso mi attanaglia il cuore
che tu feristi.
 

Se m'ami Elsa a che mi fai soffrire?
Tu della vita mia unico raggio
tu che sola m'infondi quel coraggio
che mi fa vivo!
 

Lo sguardo mio non t'ha saputo dire
non t'han saputo dir le mie parole
quello che dice all'universo il sole,
amore! amore!?
 

 3 aprile 1905

 



 Alba. Il canto del gallo
 

Salve, o vita! dal cielo illuminato
dai primi raggi del sorgente sole
all'azzurra campagna!
 

Salve, o vita! potenza misteriosa
fiume selvaggio, poderoso eterno
ragione e forza a tutto l'universo
salve o superba!
 

Te nel silenzio gravido di suoni
te nel piano profondo o palpitante
cui nuovi germi agitano il seno
te nel canto lontano degli uccelli
nel frusciar delle nascenti piante;
te nell'astro che sorge trionfante
ed in fra muti sconsolati avelli
sento vibrare
E ribollir ti sento nel mio sangue
mentre il sole m'illumina la faccia
e dalle labbra mi prorompe il grido:
 

viva la vita!
 

 1° giugno 1905

 



 La notte
 

Tace la notte intorno a me solenne
le ore vanno e sfilan le memorie
siccome un nero e funebre convoglio.
 

Del cielo nelle oscurità remote
nell'ombra amica che con man soave
le grevi forme della chiesa lambe,
nell'ombra amica che gl'uomini culla
col lento canto della pace eterna
vedo di forme strane scatenarsi
una ridda veloce e affascinante
vedo la mente umana abbacinata
chinar la fronte...
 

Ma il mio pensiero innalzasi sdegnoso
e squarcia il manto della notte bruna
libero, e vola, -
vola alla luce pura trionfante
vola al sole del vero, dove i forti
stan combattendo l'immortale agone
cinti le terapie d'agili corone,
vola esultante.
 




 La scuola è finita!
 

È giunta l'ora del distacco, è giunta;
io vi lascio sedili riscaldati
aule sapienti portici affollati
ora e per sempre!
 

Ansie e battaglie e faticose veglie
liete sconfitte e facili vittorie
e voi quaderni carchi di memorie
io v'abbandono.
 

Libero sono dalla tirannia
d'ogni minuto; sono rotti i ceppi
che per lunghi anni rallentar non seppi.
Libero sono!
 

Libero, e innanzi a me s'apre la vita
con gli orizzonti vasti ed intentati
e coi premi lontani ed agognati
nei sogni antichi.
 

Freme nel petto l'animo convulso:
sete di gloria e sete di sapere
desiderio d'azione e di piacere
in me ribolle.
 

In un amplesso solo poderoso
vorrei legare a me tutta la terra
vincere il fato e la fortuna ch'erra
cieca nel mondo.
 

* * * 

Ma un brivido mi corre per le membra,
la vita è fredda e piena di sgomento,
triste isolato debole mi sento
vo' ritornare.
 

Vo' ritornare ai banchi della scuola
alla diuturna noia, alle catene
a quel fetore che facea sì bene,
ai professori.
 

Amici, or vedo quanto abbiam perduto;
della nostra esistenza, calda un'onda
nel buio del passato si sprofonda
inesorato.
 

Con quel legame che ci die' comuni
ore di gioia ed ore di sconforto
anche un periodo della vita è morto
in quest'istante.
 

Ma non dobbiam però chinar la fronte.
Col ferro in pugno verso l'ideale
ci batterem con animo leale!
In alto i cuori!
 

E se fra le battaglie della vita
saremo vinti forse, da lontano
ci volgeremo a stringerci la mano
... addio compagni!
 

 Gorizia, 25 giugno 1905
 



Sibila il legno nel camino antico
e par che tristi rimembranze chiami
mentre filtra sottil pei suoi forami
vena di fumo.
 

O caminetto antico quanto è triste
che nella nera bocca tua rimanga
la legna che non arde e par che pianga
di desiderio,
 

ma dal profondo della sua poltrona
socchiusi gli occhi, il biondo capo chino
stese le mani al fuoco del camino
Nadia ride.


 



I
 

Cade la pioggia triste senza posa
a stilla a stilla
e si dissolve. Trema
la luce d'ogni cosa. Ed ogni cosa
sembra che debba
nell'ombra densa dileguare e quasi
nebbia bianchiccia perdersi e morire
mentre filtri voluttuosamente
oltre i diafani fili di pioggia
come lame d'acciaio vibranti.
Così l'anima mia si discolora
e si dissolve indefinitamente
che fra le tenui spire l'universo
volle abbracciare.
Ahi! che svanita come nebbia bianca
nell'ombra folta della notte eterna
è la natura e l'anima smarrita
palpita e soffre orribilmente sola
sola e cerca l'oblio.
 

II
 

«Guardi dove cammina! o 'che 'gli è cieco?».
M'erutta in faccia con fetor di vino
un popolano dondolando l'anca.
In vasta curva costeggiando il fiume
tremola ancor la luce dei fanali
e l'Arno scorre sonnacchioso e grigio,
l'acque melmose.
Spicca dei colli ancor la massa oscura
e San Miniato avvolto nella nebbia
ombra nell'ombra, -
fiaccola rossa dai camini neri
batte nell'aria, e l'alito affannoso
ferve di vita.
E risponde dall'anima mia triste
un'ansiosa brama di vittoria
ed un bisogno amaro di carezze:
forza incosciente - fiaccola fumosa.
 

III
 

O vita, o vita ancor mi tieni, indarno
l'anima si divincola, ed indarno
cerca di penetrar il tuo mistero
cerca abbracciare in un amplesso immenso
ogni tuo aspetto. -
Amore e morte, l'universo e '1 nulla
necessità crudele della vita
tu mi rifiuti.
 

 Febbraio 1907

 



I
 

A che mi guardi fanciulla con gli occhi pieni di luce,
con gli occhi azzurri profondi ed al volto ti sale una fiamma?
Non ha sole la mia giovinezza, non conta gli anni il mio core
l'anima mia dolorosa non sa le primavere.
Fanciulla perché ti soffermi? perché t'avvicini al mio core?
perché o fanciulla l'avvolgi nel fuoco tuo giovanile?
Fanciulla è freddo il mio core, è freddo il mio core e lontano,
non sente l'alito ardente della tua giovane vita.
 

II
 

Quando pei blandi tramonti, per gli ampi meriggi infocati
sui pallidi volti sussurra amor violente lusinghe,
e quando maggio riarde il petto all'uomo che vive
il core mio tace o fanciulla. -
E quando pel fosco piano cui plumbeo il cielo incombe
divampa la fiamma ribelle sospinta dal vento dell'odio
dell'odio doloroso delle moltitudini vinte
ed arde ogni giovane core e piange nell'aria fumosa
lo spasimo disperato, e suona l'urlo più alto
quando frementi si tendono gli archi di tutte le vite
esso tace o fanciulla.
E quando la mamma mi trae dalle aride ciglia una stilla
e quando la morte mi tocca, mi stringe il core convulso
e caldo m'ottenebra gli occhi il sangue di quanti ho amato
esso tace ancora o fanciulla.
E quando m'irride la folla e quando m'innalza la lode
e quando sfacciata mi sento la forza dei giovani anni
il cor mio tace o fanciulla un superbo infinito silenzio.
 

 Pasqua 1907

 




Senti Iolanda come è triste il sole
e come stride l'alito del vento -
passa radendo i vertici fioriti
un nembo irresistibile.
 

Senti, è sinistro il grido degli uccelli
vedi che oscura è l'aria
ed è fuliggine
nel raggio d'ogni luce e dal profondo
sembra levarsi tutto quanto è triste
e doloroso nel passato e tutte
le forze brute in fremito ribelle
contaminarsi irreparabilmente.
 

Scompose il nembo irreparabilmente
il tuo sorriso,
Iolanda, e mi percorse
con ignoto terrore il core altero. -
Che è questo che s'attarda insidioso
nel nostro sguardo allor che senza fine
immoto intenso dalle nere ciglia
arde di vicendevole calore?
Perché di fosca fiamma la pupilla
s'accende nel languore disperato?
Perché non ride amore
come rideva amico nelle tenui
sere di maggio?
È più forte, più forte
questa torbida fiamma di desio
e mentre tutto intorno a me precipita
mentre crolla nel vortice funesto
ogni affetto, ogni fede, ogni speranza
sbatte le rosse lingue e s'attorciglia
inestinguibile.
 

E più, e più, e più nel cielo tumido
arde l'ansia selvaggia e dolorosa
purché io sugga dai tuoi occhi il fascino
purché io senta le tue mani fremere
purché io colga alla tua bocca fervida
la voluttà infinita del tuo bacio
Ïolanda, e l'ebbrezza infinita. -
 

 Giugno 1907

 



Che ti valse la forte speranza, che ti valse la fede che non crolla
che ti valse la dura disciplina, l'ansia che t'arse il core
o mortale che chiedi la tua sorte, se dopo il tormento diuturno
se dopo la rinuncia estrema - non muore la brama insaziata
la forza bruta e selvaggia, se ancora nel tedio muto
insiste e vivo ti tiene; - perché tu senta la morte
tua ogni istante nell'ora che lenta scorre e mai finita
perché tu speri disperando e attenda ciò che non può venire
perché il dolore cieco più forte sia del dolore che vide
la stessa vanità di sé stesso? - Tu sei come colui nella notte
vide l'oscurità vana ed attese da dio chiedendo la divina luce
e d'ora in ora il fiero cuor nutrendo
di più forte volere e la speranza
esaltando più viva, quando il giorno
con la luce pietosa
alla vita mortale
ogni cosa mortale riadulava
non ei si scosse che con l'occhio fiso
vedeva pur la notte senza stelle. -
Come il tuo corpo che il sole accarezza
gode ed accoglie avido la luce
perché non anche l'animo rivolgi
ai lieti e cari giochi? Vedi intorno
fin dove giunge il guardo, la campagna
ride alla luce amica
 




Amico - mi circonda il vasto mare
con mille luci - io guardo all'orizzonte
dove il cielo ed il mare
lor vita fondon infinitamente. -
Ma altrove la natura aneddotizza
la terra spiega le sue lunghe dita
ed il sole racconta a forti tratti
le coste cui il mare rode ai piedi
ed i verdi vigneti su coronano.
E giù: alle coste in seno accende il sole
bianchi paesi intorno ai campanili
e giù nel mare bianche vele erranti
alla ventura. -
 

A me d'accanto, sullo stesso scoglio
sta la fanciulla e vibra come un'alga,
siccome un'alga all'onda varia e infida
φιλοβαθεία. -
S'avviva al sole il bronzo dei capelli
ed i suoi occhi di colomba tremuli
guardano il mare e guardano la costa
illuminata. -
Ma sotto il velo dell'aria serena
sente il mistero eterno d'ogni cosa
costretta a divenire senza posa
nell'infinito.
Sente nel sol la voce dolorosa
dell'universo, - e l'abisso l'attira
l'agita con un brivido d'orrore
siccome l'onda suol l'alga marina
che le tenaci aggrappa
radici nell'abisso e ride al sole. -
 

Amico io guardo ancora all'orizzonte
dove il cielo ed il mare
la vita fondon infinitamente.
Guardo e chiedo la vita
la vita della mia forza selvaggia
perch'io plasmi il mio mondo e perché il sole
di me possa narrar l'ombra e le luci -
la vita che mi dia pace sicura
nella pienezza dell'essere.
 

E gli occhi tremuli della colomba
vedranno nella gioia e nella pace
l'abisso della mia forza selvaggia -
e le onde varie della mia esistenza
l'agiteranno or lievi or tempestose
come l'onda del mar l'alga marina
che le tenaci aggrappa
radici nell'abisso e ride al sole. -
 

 Pirano, agosto 1908

 



Il canto delle crisalidi 
Vita, morte,
la vita nella morte;
morte, vita,
la morte nella vita.
 

Noi col filo
col filo della vita
nostra sorte
filammo a questa morte.
 

E più forte
è il sogno della vita -
se la morte
a vivere ci aita
 

ma la vita
la vita non è vita
se la morte
la morte è nella vita
 

e la morte
morte non è finita
se più forte
per lei vive la vita.
 

Ma se vita
sarà la nostra morte
nella vita
viviam solo la morte
 

morte, vita,
la morte nella vita;
vita, morte,
la vita nella morte. -

 



 Dicembre
 

Scende e sale senza posa
nebbia e pioggia greve e scura,
nella nebbia la natura
si distende accidiosa.
 

Goccia, goccia lieve chiara
va sicura al suo destin
scende e spera, e vanno a gara
altre gocce senza fin.
 

Giù l'attende terra molle
dove all'altre unita va
a formar le pozze putride
per i campi e le città.
 

Nella pozza riflettete
gocce unite in società
grigio in grigio terra e cielo
per i campi e le città.
 

Ma la noia il disinganno
fa le gocce sollevar
ed il bene che non sanno
van col vento a ricercar.
 

Dalle pozze dalle valli
sale il velo e in alto va,
non ha forma né colore
l'affannosa umidità.
 

Nella nebbia la natura
si distende accidiosa,
scende e sale senza posa
pioggia e nebbia fastidiosa.
 

 Vigilia di Natale 1909

 



 Nostalgia
 

Ma un vento lieto giù dalla montagna
invade la natura senza luce
che per pioggia e per nebbia si dissolve
e delle nubi oscure la continua
trama dirompe, e la diffusa nebbia
leva ed in lembi bianchi la sospinge
giocosamente;
e ride il sole volto ad occidente
ed i monti lontani e le colline
boscose e la pianura
risuscita ugualmente illuminando
nella lor gloria varia
delle ben note forme all'abitante.
Ma splendono più chiare e più serene
festevolmente,
poiché più luminosi si rimandan
i generosi a lor raggi del sole.
Riluce il monte e il piano
e il ciel riluce
di verde luce presso all'orizzonte,
e in alto nell'azzurro
l'ultime nubi fuggono ed il sole
con lieto riso
tinge di rosa gli orli alle fuggenti.
 

Ahi! come tutta la natura in breve
si rasserena
nella pacata luce,
e la pena passata e il lungo tedio
dei giorni grigi oblia: ché solo a gioco
s'era offuscata: ed or con nuovo gioco
si rinnovella
e rifulge più pura.
Ma il cor mi punge con tristezza amara
che il dì ripensa della gioia
e l'alba luminosa e la speranza
folle e sicura, quando
con lieto viso incontro al nuovo sole
levai il primo canto, e la sua luce
era certa promessa alla mia speme
- e le dolci figure del mio sogno
che appena avvicinate dileguaro
tristi, perch'io ver lor fervidamente
mi protendessi
e in me le volessi, me stesso in loro
tutto esaurire.
Voler e non voler per più volere
mi trattenne sull'orlo della vita
ad angosciarmi in aspettar mia volta
ed ai giucchi d'amore ed alle imprese
giovanili mi fece disdegnoso.
- A qual pro? Ma alla veglia dolorosa
una fiamma splendeva e la nutriva
una speme più forte.
Ché se al lieto commercio e del piacere
al giocondo convito l'imperioso
battere mi togliea del mio volere
impaziente, e mi togliea '1 fatale
precipitar dell'ora, nel futuro
pur m'indicava la mia ferma fede
un giorno ed una gioia senza fine
e l'affrettava.
Ahi, quanto pur m'illuse la mortal
mia vista che di fuor ci finge certo
quanto ci manca sol perché ci manca -
«vuoto il presente, vuoto nel futuro
senza confini ogni presente, placa
il voler tuo affannoso!
non chieder più che non possa natura!».
Ma il cor vive, e vuole, e chiede e aspetta
pur senza speme, aspetta e giorno ed ora
e giorno ed ora né sa che s'aspetta
e inesorabilmente
passano l'ore lente.
Così è fuggita e fugge giovinezza
ed i miei sogni e la speranza antica
nel mio cupo aspettar ancor ritrovo
insoddisfatti.
 

Che mi giova o natura luminosa
l'armonia del tuo gioco senza cure?
Ahi, chi il tuo ritmo volle preoccupare
rientrar non può nei tuoi eterni giri
ad ozïare
nel lavoro giocondo ed oblioso.
È suo destino attender senza speme
né mutamento,
vegliando, il passar de l'ore lente.
 

 Dicembre 1909 
 (antivigilia dell'anno nuovo)

 



 Marzo
 

Marzo ventoso
mese adolescente
marzo luminoso
marzo impenitente.
 

Marzo che fai tuoi giochi
con le nuvole in alto
e con l'ombra e le luci
dài mutevol risalto
alla terra stupita
 

alla terra intorpidita,
mentre dal seno le strappi
e le primole e le rose
e fresch'acque rigogliose
lieto fai rigorgogliare.
 

Ed il passero riscuoti
con la tua folle ventata
nella sua grondaia secca
nella siepe denudata.
 

Spazzi i portici e le calli
e la nebbia nelle valli
e la polvere degli avi
e i propositi dei savi
rompi e l'ombra delle chiese.
 

Ed il pavido borghese
che nell'essa porta il gelo
dell'inverno trapassato
e col corpo imbarazzato
geme il reuma ed il torpore,
che nel volto porta il velo
della noia ed il pallore
della diuturna morte,
si rinchiude frettoloso
si rinvoltola accidioso
e rincardina le porte.
 

Se lo scuoti e lo palesi,
marzo giovane pazzia,
la sua trista nostalgia
sogna il sonno di sei mesi.
 

Ei ti teme, dolce frate
marzo, terrore giocoso
ma tu passi vittorioso
sbatti gli usci e le impannate
con le tue folli ventate.
 

E la densa polve sveli
nel tuo raggio popolato
e sul legno affumicato
i vetusti ragnateli.
 

Poich'il termine al riposo
canti, marzo adolescente,
t'odia questa buona gente,
marzo luminoso.
 

Ma se t'odiano addormiti
nelle coltri riscaldate
ed i passeri impauriti
nelle siepi denudate,
t'ama il falco su nell'aria
che più agile si libra
nella tua ventata varia
e la sente in ogni fibra
lieto nella tua procella,
ché per lei si fa più bella
ché per lei si fa più pura
ai suoi occhi la natura.
 

Marzo mese luminoso
marzo adolescente
marzo mese irriverente
marzo ventoso.
 

 1° marzo 1910

 



  Aprile
 

 Che più d'un giorno è la vita mortale?
 Nubil'e brev'e freddo e pien di noia,
 die pò bella parer ma nulla vale. 

   PETRARCA, Triumphus Temporis
 

Il brivido invernale e il dubbio cielo
e i nembi oscuri che al novello amore
han fatto schermo della terra antica
dispersi a un tratto, al sol ride la terra
che d'erbe e fiori ancor s'è ricoperta
- se pur il ciel di nubi ancora svarii,
onde occhieggian le stelle nelle notti,
e nere fra il lor vario scintillare
traggan le lunghe dita pel sereno
che al piano oscuro ed ai profili neri
degli alberi dei monti si congiungono.
Ma nel cielo e nel piano, ma nell'aria,
ma nello sguardo della tua compagna
e nel pallido viso,
ma nel tuo corpo, ma per la tua bocca
canta ciò che non sai: la primavera.
 

Così mi tragge a me stesso diverso
e amor m'induce e desiderio, ancora
ch'io non sappia per che, pur fiduciosi.
Ché pur in me natura si nasconde
insidiosa e ignaro me sospinge.
Ahi, che mi vale, se pur fugge l'ora
e mi toglie da me sì ch'io non possa
saziar la mia fame ora qui tutta?
Ma solo e miserabile mi struggo
lontano e solo, anco s'a te vicino
parlo ed ascolto, o mia sola compagna.
Mentre di tra le dita delle nubi
a che occhieggian le stelle nel sereno?
Già trapassa la notte e nuove fiamme
leverà il sole ch'ei rispenga tosto:
passano i giorni e già sarà qui '1 verno
e il sol sorgendo pallido e incurante
farà fiorire il fango per le strade.
A che occhieggian le stelle nel sereno?
Qui bulica la terra e qui si muore,
cantano i galli e stridon le civette.
O gioia del novello nascimento,
o nuovo amore e antico!
O vita, chi ti vive e chi ti gode
che per te nasce e vive ed ama e muore?
Ma ogni cosa sospingi senza posa
che la tua fame tiene, e che nel vario
desiderar continua si trasmuta.
Di sé ignara e del mondo desiosa
si volge a questo e a quello che nemico
le amica il vicendevole disio,
nemica a quelli pur quando li ami
e ancora a sé per più voler nemica.
Così nel giorno grigio si continua
ogni cosa che nasce moritura,
che in vari aspetti pur la vita tiene -
ed il tempo travolge - e mentre viva
vivendo muor la diuturna morte.
 

Ed ancor io così perennemente
e vivo e mi tramuto e mi dissolvo
e mentre assisto al mio dissolvimento
ad ogni istante soffro la mia morte.
E così attendo la mia primavera
una ed intera ed una gioia e un sole.
Voglio e non posso e spero senza fede.
Ahi, non c'è sole a romper questa nebbia,
ma senza fine e senza mutamento
sta in ogni tempo intero ed infinito
l'indifferente tramutar del tutto.
 

Pur tu permani, o morte, e tu m'attendi
o sano o tristo, ferma ed immutata,
morte benevolo porto sicuro.
Che ai vivi morti quando pur sia vano
quanto la vita il pallido tuo aspetto
e se morir non sia che continuar
la nebbia maledetta
e l'affanno agli schiavi della vita -
- purché alla mia pupilla questa luce
che pur guarda la tenebra si spenga
e più non sappia questo ch'ora soffro
vano tormento senza via né speme,
tu mi sei cara mille volte, o morte,
che il sonno verserai senza risveglio
su quest'occhio che sa di non vedere,
sì che l'oscurità per me sia spenta.
 

 Notte 16-17 aprile 1910

 



 Giugno
 

Tutta la forza dal tuo seno, o terra,
il sole ha tratto che salendo avvampa,
e l'estate trionfa.
Due volte l'erba ti recise avaro
il prudente bifolco, e già le fronde
onde tutta t'ammanti,
per il continuo ardor si fan perdute.
Ed alla notte gli astri all'orizzonte
per i vapor rosseggiano più grandi
quasi la vita per più forza gravi
come un'aura di morte.
Ma se i fiori onde prossima l'aurora
del giorno estremo
anelava l'adolescente Aprile
vento estivo ha dispersi,
sotto le fronde si matura il frutto
e il bifolco gioisce.
Ahi, la promessa della primavera
in questo picciol frutto si rinserra
ed il tempo procede per il giro
d'altri inverni e di nuove primavere.
 

Ma alla notte sui vertici ricolmi
passa il nembo e pel cielo s'accavalla
la nera massa delle nubi, e lungi
livida luce rompe la tenèbra
e pei piani rivela in nuovo aspetto
messi ondeggianti ed alberi ricurvi
e pei monti corruschi nuove forme
ed in cielo più mondi e nuova vita
ogni volta diversa, mentre lungi
nuova voce rimbomba e intorno e in alto
si spande e ancor dai monti riecheggia.
E a destra e a manca e presso e da lontano
riappar la nuova luce, e come il cielo
nel diverso bagliore si trasmuta,
così la terra la livida faccia
in nuova congiunzion sembra mutare,
mentre presso e lontano, oscuro o chiaro
romba il nuovo fragore senza posa.
 

Qual nuova speme, anima solitaria,
qual si ridesta
al diffuso baglior speme sopita?
Dal diffuso baglior verrà la Luce
mai veduta? e dal rombo vorticoso
la Voce squillerà che non udisti?
Ecco la terra ancora si congiunge
coi nuovi mondi in alto,
e la striscia di fuoco ecco dirompe
la tenebra, ed io stesso abbacinato
nel vortice di fuoco sono avvolto.
Sospesa a quella luce è la mia vita
un attimo od un tempo senza fine,
che fra il lampo ed il tuono non si vive.
- Ora scoppia la vita e s'apre il frutto
del mio tanto aspettar, ora la gioia
intera e il possesso dell'universo,
ora la libertà ch'io non conosco,
ora il Dio si rivela, ora è la fine.
Ma scroscia il tuono che m'assorda... io vivo
e famelico aspetto ancor la vita.
Altri lampi, altri tuoni, ed il mistero
in benefica pioggia si dissolve.


 



 Risveglio
 

Giaccio fra l'erbe
sulla schiena del monte, e beve il sole
il mio corpo che il vento m'accarezza
e sfiorano il mio capo i fiori e l'erbe
ch'agita il vento
e lo sciame ronzante degli insetti. -
Delle rondini il volo affaccendato
segna di curve rotte il cielo azzurro
e trae nell'alto vasti cerchi il largo
volo dei falchi...
Vita?! Vita?! qui l'erbe, qui la terra,
qui il vento, qui gl'insetti, qui gli uccelli,
e pur fra questi sente vede gode
sta sotto il vento a farsi vellicare
sta sotto il sole a suggere il calore
sta sotto il cielo sulla buona terra
questo ch'io chiamo «io», ma ch'io non sono.
No, non son questo corpo, queste membra
prostrate qui fra l'erbe sulla terra,
più ch'io non sia gli insetti o l'erbe o i fiori
o i falchi su nell'aria o il vento o il sole.
Io son solo, lontano, io son diverso -
altro sole, altro vento e più superbo
volo per altri cieli è la mia vita...
Ma ora qui che aspetto, e la mia vita
perché non vive, perché non avviene?
Che è questa luce, che è questo calore,
questo ronzar confuso, questa terra,
questo cielo che incombe? M'è straniero
l'aspetto d'ogni cosa, m'è nemica
questa natura! basta! voglio uscire
da questa trama d'incubi! la vita!
la mia vita! il mio sole!
 

 Ma pel cielo
montan le nubi su dall'orizzonte,
già lambiscono il sole, già alla terra
invidiano la luce ed il calore.
Un brivido percorre la natura
e rigido mi corre per le membra
al soffiare del vento. Ma che faccio
schiacciato sulla terra qui fra l'erbe?
Ora mi levo, che ora ho un fine certo,
ora ho freddo, ora ho fame, ora m'affretto,
ora so la mia vita,
che la stessa ignoranza m'è sapere -
la natura inimica ora m'è cara
che mi darà riparo e nutrimento,
ora vado a ronzar come gl'insetti. -
 

 Sul S. Valentin, giugno 1910

 



 [Alla sorella Paula]
 

Come le rondinelle anno per anno
tornano al nido che le vide implumi,
così l'uomo nel giro dei suoi giorni
torna e ritorna al pensier della culla.
Ed ogni anno quel dì rifesteggiando
che alla fame, alla sete, che al dolore,
che alla vita mortale l'ha svegliato,
ogni anno in quel dì si riconforta
ad amar la sua vita.
E i parenti - che allor nel neonato,
nella creatura fragile impotente,
della speranza lor videro il frutto,
e con pavido amore a lui porgendo
quanto la vita dona a chi la chiede
del suo pianto si fecer velo agli occhi,
confidando che vesti e nutrimento
gli potessero far viver la vita,
- anno per anno poi rinnovellando
la speranza lontana ed il dolore
si fanno velo ancora agli occhi stanchi,
grazie porgendo a lui dell'esser nato,
perch'ei sia grato a lor della sua vita,
perché il muto dolore sia obliato
e la promessa vana ogni presente.
Ma l'augurio che ciò ch'ei mai non ebbe
pur un istante
promette in lunghi anni luminosi
dia la sua luce presa dal futuro
al giorno natalizio, e l'illusione
moltiplicando gli finga la fame
esser un bene e vita sufficiente
la diuturna morte.
E baci e doni e la mensa imbandita,
dolci parole in copia e dolci cose,
liete promesse e guardi fiduciosi
faccian chiara la stanza famigliare
facciano schermo alla notte paurosa...
 

Paula, non ti so dir dolci parole,
cose non so che possan esser care,
poiché il muto dolore a me ha parlato
e m'ha narrato quello che ogni cuore
soffre e non sa - che a sé non lo confessa.
Ed oltre il vetro della chiara stanza
che le consuete imagini riflette
vedo l'oscurità pur minacciosa
- e sostare non posso nel deserto.
Lasciami andare, Paula, nella notte
a crearmi la luce da me stesso,
lasciami andar oltre il deserto, al mare
perch'io ti porti il dono luminoso
... molto più che non credi mi sei cara.
 

 2 agosto 1910

 



Onda per onda batte sullo scoglio
- passan le vele bianche all'orizzonte;
monta rimonta, or dolce or tempestosa
l'agitata marea senza riposo.
Ma onda e sole e vento e vele e scogli,
questa è la terra, quello l'orizzonte
del mar lontano, il mar senza confini.
Non è il libero mare senza sponde,
il mare dove l'onda non arriva,
il mare che da sé genera il vento,
manda la luce e in seno la riprende,
il mar che di sua vita mille vite
suscita e cresce in una sola vita.
 

Ahi, non c'è mare cui presso o lontano
varia sponda non gravi, e vario vento
non tolga dalla solitaria pace,
mare non è che non sia un dei mari.
Anche il mare è un deserto senza vita,
arido triste fermo affaticato.
Ed il giro dei giorni e delle lune,
il variar dei venti e delle coste,
il vario giogo sì lo lega e preme
- il mar che non è mare s'anche è mare.
Ritrova il vento l'onda affaticata,
e la mia chiglia solca il vecchio solco.
E se fra il vento e il mare la mia mano
regge il timone e dirizza la vela,
non è più la mia mano che la mano
di quel vento e quell'onda che non posa...
Ché senza posa come batte l'onda
ché senza posa come vola il nembo,
sì la travaglia l'anima solitaria
a varcar nuove onde, e senza fine
nuovi confini sotto nuove stelle
fingere all'occhio fisso all'orizzonte,
dove per tramontar pur sorga il sole.
Al mio sole, al mio mar per queste strade
della terra o del mar mi volgo invano,
vana è la pena e vana la speranza,
tutta è la vita arida e deserta,
finché in un punto si raccolga in porto,
di sé stessa in un punto faccia fiamma.
 

 Pirano, agosto 1910

 



Ognuno vede quanto l'altro falla
quando crede passar filo per cruna,
pur spera ognuno d'infilar sua cruna,
né perché più s'avveda dell'inganno
meno ritenta ancora la fortuna.
Che tale è la sua sorte:
col suo filo sperar vita tramare
e con la speme giungere alla morte.
 




Non è la patria
il comodo giaciglio
per la cura e la noia e la stanchezza;
ma nel suo petto, ma pel suo periglio
chi ne voglia parlar
deve crearla. -
 





È il piacere un dio pudico,
fugge da chi l'invocò;
ai piaceri egli è nemico,
fugge da chi lo cercò.
 

Egli ama quei che non lo invoca,
egli ama quei che non lo sa;
e dona la sua luce fioca
a chi per altra luce va. -
 

Chi lo cerca non lo trova,
chi lo trova non lo sa;
il suo nome mette a prova
questa fiacca umanità. -
 

È il piacere l'Iddio pudico
ch'ama quello che non lo sa:
se lo cerchi se' già mendico,
t'ha già vinto l'oscurità. -
 





Per ora a bordo non è lavorare
che inerte pende la vela
e il vento tace sul mare
e il mar è a specchio del cielo
Per ora - a bordo non è lavorare
 

A sera il sole calerà nel mare
che senza nubi è il cielo
e giù ai confini del mare
l'orizzonte è senza velo
A sera - il sole calerà nel mare
 

Oggi sul ponte dolce riposare
che senza moto la nave
riposa il riposo del mare
e non si può camminare
Oggi sul ponte dolce riposare
 

Sola sul dorso del mare
nel mezzo del cerchio lontano
sta sotto il ciel meridiano
la nave a galleggiare
 



 [I figli del mare]
 

Dalla pace del mare lontano
dalle verdi trasparenze dell'onde
dalle lucenti grotte profonde
dal silenzio senza richiami -
Itti e Senia dal regno del mare
sul suolo triste sotto il sole avaro
Itti e Senia si risvegliaro
dei mortali a vivere la morte.
Fra le grigie lagune palustri
al vario trasmutar senza riposo
al faticare sordo ansioso
per le umide vie ritorte
alle mille voci d'affanno
ai mille fantasmi di gioia
alla sete alla fame allo spavento
all'inconfessato tormento -
alla cura che pensa il domani
che all'ieri aggrappa le mani
che ognor paventa il presente più forte
al vano terrore della morte
fra i mortali ricurvi alla terra
Itti e Senia i principi del mare
sul suolo triste sotto il sole avaro
Itti e Senia si risvegliaro. -
 

Ebbero padre ed ebbero madre
e fratelli ed amici e parenti
e conobbero i dolci sentimenti
la pietà e gli affetti e il pudore
e conobbero le parole
che conviene venerare
Itti e Senia i figli del mare
e credettero d'amare.
E lontani dal loro mare
sotto il pallido sole avaro
per il dovere facile ed amaro
impararono a camminare.
Impararono a camminare
per le vie che la siepe rinserra
e stretti alle bisogna della terra
si curvarono a faticare.
Sulle pallide facce il timore
delle piccole cose umane
e le tante speranze vane
e l'ansia che stringe il core.
 

Ma nel fondo dell'occhio nero
pur viveva il lontano dolore
e parlava la voce del mistero
per l'ignoto lontano amore.
E una sera alla sponda sonante
quando il sole calava nel mare
e gli uomini cercavano riposo
al lor ozio laborioso
Itti e Senia alla sponda del mare
l'anima solitaria al suono dell'onde
per le sue corde più profonde
intendevano vibrare.
E la vasta voce del mare
al loro cuore soffocato
lontane suscitava ignote voci,
altra patria altra casa un altro altare
un'altra pace nel lontano mare.
Si sentirono soli ed estrani
nelle tristi dimore dell'uomo
si sentirono più lontani
fra le cose più dolci e care.
E bevendo lo sguardo oscuro
l'uno all'altra dall'occhio nero
videro la fiamma del mistero
per doppia face battere più forte.
Senia disse: «Vorrei morire»
e mirava l'ultimo sole.
Itti tacque, che dalla morte
nuova vita vedeva salire.
E scorrendo l'occhio lontano
sulle sponde che serrano il mare
sulle case tristi ammucchiate
dalle trepide cure avare
«Questo è morte, Senia» - egli disse -
«questa triste nebbia oscura
dove geme la torbida luce
dell'angoscia, della paura.
 

Altra voce dal profondo
ho sentito risonare
altra luce e più giocondo
ho veduto un altro mare.
Vedo il mar senza confini
senza sponde faticate
vedo l'onde illuminate
che carena non varcò.
Vedo il sole che non cala
lento e stanco a sera in mare
ma la luce sfolgorare
vedo sopra il vasto mar.
Senia, il porto non è la terra
dove a ogni brivido del mare
corre pavido a riparare
la stanca vita il pescator.
Senia, il porto è la furia del mare,
è la furia del nembo più forte,
quando libera ride la morte
a chi libero la sfidò».
 

Così disse nell'ora del vespro
Itti a Senia con voce lontana;
dalla torre batteva la campana
del domestico focolare:
«Ritornate alle case tranquille
alla pace del tetto sicuro,
che cercate un cammino più duro?
che volete dal perfido mare?
Passa la gioia, passa il dolore,
accettate la vostra sorte,
ogni cosa che vive muore
e nessuna cosa vince la morte.
Ritornate alla via consueta
e godete di ciò che v'è dato:
non v'è un fine, non v'è una meta
per chi è preda del passato.
Ritornate al noto giaciglio
alle dolci e care cose
ritornate alle mani amorose
allo sguardo che trema per voi
a coloro che il primo passo
vi mossero e il primo accento,
che vi diedero il nutrimento
che vi crebbe le membra e il cor.
Adattatevi, ritornate,
siate utili a chi vi ama
e spegnete l'infausta brama
che vi trae dal retto sentier.
Passa la gioia, passa il dolore,
accettate la vostra sorte,
ogni cosa che vive muore
nessuna forza vince la morte».
 

Soffocata nell'onda sonora
con l'anima gonfia di pianto
ascoltava l'eco del canto
nell'oscurità del cor,
e con l'occhio all'orizzonte
dove il ciel si fondeva col mare
si sentiva vacillare
Senia, e disse: «Vorrei morire».
Ma più forte sullo scoglio
l'onda lontana s'infranse
e nel fondo una nota pianse
pei perduti figli del mare.
«No, la morte non è abbandono»
disse Itti con voce più forte
«ma è il coraggio della morte
onde la luce sorgerà.
Il coraggio di sopportare
tutto il peso del dolore,
il coraggio di navigare
verso il nostro libero mare,
il coraggio di non sostare
nella cura dell'avvenire,
il coraggio di non languire
per godere le cose care.
Nel tuo occhio sotto la pena
arde ancora la fiamma selvaggia,
abbandona la triste spiaggia
e nel mare sarai la sirena.
Se t'affidi senza timore
ben più forte saprò navigare,
se non copri la faccia al dolore
giungeremo al nostro mare.
 

Senia, il porto è la furia del mare,
è la furia del nembo più forte,
quando libera ride la morte
a chi libero la sfidò». -
 

 Carsia, 2 settembre 1910

 


 [A Senia]
 

I
 

Le cose ch'io vidi nel fondo del mare,
i baratri oscuri, le luci lontane
e grovigli d'alghe e creature strane,
Senia, a te sola lo voglio narrare.
Ché a brevi fiate nel tempo passato
nel fondo del mare mi sono tuffato.
A dare or la patria all'esule sirena,
la patria a me stesso e all'uomo abbattuto
svelare la via del suo regno perduto,
mi voglio tuffare con più forte lena,
che ogni uom manifeste le tenebre arcane
conosca e vicine le cose lontane.
 

Ma quel che già vidi nel fondo del mare,
i baratri oscuri, le luci lontane
e grovigli d'alghe e creature strane,
Senia, a te sola lo voglio narrare.
 


II
 

Da te lontano, nelle notti insonni,
innanzi agli occhi dove anche io miri,
sempre ho lo slancio della tua persona
come il vento la trae della passione
e la faccia raccolta che la fiamma
nel tempo stesso vela e manifesta.
Ma se l'occhio distolgo dalla strada
arida e sola che percorro oscura
e alla diafana luce lo rivolgo
dell'imagine tua cara e lontana,
invano cerco a me farla vicina,
invano cerco trattenerla, invano
tendo le braccia: nella notte oscura
non anche io l'ho mirata ed è svanita.
E l'occhio stanco e ardente la tenèbra
pur mira densa e inesorata quale
si chiuse innanzi all'antico cantore
che a Euridice si volse ed Euridice
nella notte infernale risospinse.
Spenta ogni luce allora ed ogni via
sbarrata, allor più presso la tenèbra
mi stringe sì che il cuor ignoto orrore
m'invade, non per me se nella notte
solo io soccomba, ma per te, o compagna
forte e sicura - che pel mio piacer,
per la mia debolezza, il mio sostare
non t'abbia risospinta nella stretta
della diuturna sofferenza inerte.
 

Perciò se freddo e ruvido io ti sembri,
ma tu lo sai: è per vieppiù andare,
è per nutrir più vivida la fiamma,
perché un giorno risplenda nella notte,
perché possiamo un giorno fiammeggiar
liberi e uniti al porto della pace.
 

 9 settembre 1910
 


III
 

Non sorridente sotto il sole estivo,
la faccia luminosa e gli occhi chiari
nel doppio raggio del sole e del mare -
non melodiosa in tutta la persona
nel ritmo della danza, o fiduciosa
nell'infuriar dell'onde, come quando
a me che ti chiedevo rispondevi:
«Per me non è mai tempo di tornare,
chi va sicuro non potrà affogare»,
né sbattuta dall'onda musicale
quando senza velami dai tuoi occhi
l'anima fiammeggiava e la tua vita
nelle dita sicure era raccolta -
non più così la creatura del sole,
il fiore della vita, la sorgente
ond'io le labbra asciutte dissetava,
la giovinezza quale altrove invano
per le vie della terra ho ricercata -
non più così ti vidi nel mio sonno,
quando la trama più si fa sottile
e all'anima più pura inverso l'alba
rivela il sogno le cose lontane.
Ma ripiegata in piccolo sedile,
come un uccello che ferito a morte
l'ultima vita con l'ali ripara,
d'un velo bianco ti facevi schermo
al freddo e alla vicina fredda morte;
e in faccia era svanito ogni colore,
ogni scintilla spenta, e nelle occhiaie
oscure gli occhi t'eran fatti cavi.
Io ti parlavo e tu non rispondevi,
ma pur col bianco vel t'adoperavi
di riparare l'ultimo calore.
T'ero vicino e tu non mi vedevi,
ma nella morte già eri raccolta
ed alla morte come ad un riposo
stanca le membra e i veli disponevi,
con moto lento, come di chi ascolta
d'una squilla lontana il misterioso
annunzio noto, ch'altri non intende.
 

Così m'eri distolta e la mia vita
invano sanguinava per ridare
a te la vita che s'era partita:
con le mani non ti potea scaldare,
con la voce non ti potea svegliare.
Come da lungi nel plumbeo mare
che si fonde col cielo vela bianca
non più in mare che in cielo navigare
sembra, così pur l'anima tua stanca
era già della morte ed era in vita,
t'era fatta la vita sol dolore,
poiché in te la passione era svanita,
ma sulla faccia il pallido terrore
t'era dipinto e t'era chiuso il core.
 

Ahi, non questa sognammo amara morte
nel suo pallido aspetto pauroso,
questa che va a picchiar tutte le porte
e ai morti dalla nascita il riposo
finge nel tempo eterno e tenebroso,
ma la giovane morte che sorride
a chi per la sua cura non la teme,
la morte che congiunge e non divide
la compagna e il compagno e non li preme
con l'oscuro dolore - ma che insieme
li accoglie nel suo seno, come il porto
di pace chi ha saputo navigare
nel mar selvaggio, nel deserto mare,
che a terra non s'è vòlto per conforto.
 

Rimprovero m'è il sogno e non spavento,
perch'io m'attardo mentre tu languisci;
s'io vinco certo così non perisci.
Questo sogno m'è sferza all'ardimento.
 

 10 settembre 1910
 


IV
 

Dato ho la vela al vento e in mezzo all'onde
del mar selvaggio, nella notte oscura,
solo, in fragile nave ho abbandonato
il porto della sicurezza inerte.
Al mare aperto drizzata ho la prora
per navigare, ed alla sorte oscura
la forza del mio braccio ho contrapposta.
Non ho temuto il vento avverso e l'onda
canuta, né la mensa famigliare
e l'usato giaciglio
ho rimpianto o il commercio delle care
e dolci cose. Né deserto e triste
m'è apparso il mar sonante nella notte,
anzi la voce sua come un appello
mi sonò in cor della mia stessa vita;
mi parve dolce cosa naufragare
nel seno ondoso che col ciel confina,
né temuta ho la morte...
 

Alla punta del golfo donde il mare
s'apre libero e vasto senza fine
tu m'attendi sicura e fiduciosa,
le vesti al vento, ritta sullo scoglio.
Costeggiar mi conviene la scogliera
per uscire dal golfo, quindi uniti
navigheremo, poiché a me t'affidi:
sì breve tratto da te mi divide
e dal libero mar sì breve tratto!
- Ma perch'io tenti la bordata e tenda
la vela al vento, pur l'inerte chiglia
non fende l'onda, ch'ora sulle creste
spumanti, or negli abissi, or sur un bordo
or sull'altro la trae senza riposo.
E se l'albero gema, se la scotta
a spezzarsi si tenda, e nella vela
ingolfandosi il vento il mio naviglio
minacci di sommergere, pur sempre
alla stessa distanza io mi ritrovo
dalla punta agognata. Col timone
io m'adopero invano al mare aperto
dirizzare la prora: a chiglia inerte
il timone non giova.
 

Il vento e l'onde intanto lentamente
come un rottame verso la scogliera
mi spingono a rovina senza scampo.
Ch'io debba naufragar senza lottare
fra la miseria dei battuti scogli,
presso al porto esecrato, come un vile,
senza esser giunto al mare, e te lasciando
sola e distrutta dopo il sogno infranto
fra le stesse miserie?
 

 Gorizia, 15 settembre 1910

 

V

Se mi trovo fra gli uomini talvolta,
qualunque cosa io parli, la mia voce
mi par che solo il nome tuo richiami.
Io taccio allora e aspetto trepidando
ch'altri con bocca impura a questa voce
risponda, e del mio bene ascoso mi discorra;
e se pur d'altre cose memorando
mi parlano con voce indifferente,
ma nel loro sorriso, ma negli occhi
mi par d'intravedere ch'altra cosa
vogliono dire, che nel cor profondo
sì mi ferisce. Che da ogni mio gesto,
che dal volto mi par ch'altri mi legga
il pensiero di te che sei lontana.
Dal commercio degli uomini rifuggo
allora alla campagna solitaria
o alla mia stanza solitaria e solo
tutto in me mi raccolgo; ma nell'aria,
nel canto degli uccelli e nell'uguale
mormorare dell'acqua, dalle ripe
alte del fiume e pur dalle pareti
della mia ignuda stanza, a piena voce
il tuo nome riecheggia al mio silenzio,
sì che palese a ognuno e manifesta
del tutto, al volgo preda senza schermo,
parmi l'anima mia nel suo segreto.
Ed il sogno che nasce palpitante,
la «storia» che non soffre le parole
ma vuol esser vissuta, il più profondo
e caro senso della nostra vita,
che pur uniti e soli sotto il velo
di parole comuni nascondiamo,
d'atti comuni, con gelosa cura
nascondiamo a noi stessi, ora del volgo
mi par fatto preda contaminata.
 

Nei giorni del dolore e nelle notti
senza riposo, nella valle triste
della sorda fatica e del tormento
senza speranza, nel mio dubitare
cieco, quando l'abisso dell'inerzia,
dell'abbandono m'era aperto ai piedi,
allor fioca scintilla io l'allevava
il mio sogno lontano, ancor ch'io fossi
d'ogni certa speranza privo al tutto;
ma da quello una vena mi fluiva
di forza che nel mezzo delle cose
vane e volgari, delle ottuse cure,
indifferente mi facea e sicuro,
e al dolor mi temprava e ogni timore
del mio stesso soffrir, ogni ricerca
di premi, di riposo, di conforto
ogni viltà dal cuore mi toglieva.
Dal più profondo della mia distretta,
nella mente più oscura quella fiamma
mi era sorta, caduta ogni speranza,
e la risposta al tanto faticare
di richieste alla vita per lei chiara
mi rifulgeva: «Non chieder più nulla,
sappi goder del tuo stesso dolore,
non adattarti per fuggir la morte;
anzi da te la vita nel deserto
fatti - che sia per gli altri nuova vita;
non disperare, ma rinuncia ai vani
aspetti della vita, e nel deserto
sarai tranquillo: dalla tua rinuncia
rifulgerà il tuo atto vittorioso,
ΑΡΓΙΑ sarà il tuo porto Ι'ΕΝΕΡΓΕΙΑΣ».
 

E sentii la mia vita fiammeggiare
ed il deserto farsi popoloso,
credetti fosse giunto il luminoso
mio giorno nella notte e consumare
quella fiamma mi parve la mia vita.
Ma per più lunga strada il mio destino
mi volse a far cammino: e vivo ancora
mi trovai nel fittizio riposo,
ma a te vicino per più forte andare;
in te concreta vidi la mia fiamma,
in te il mio sogno fatto era vicino
e la mia vita più certa: ogni ritorno,
ogni vile riposo, ogni timore
era morto per me. - Nel mare ondoso,
sulla brulla costiera solitaria,
sotto la forte quercia, a me vicina
io t'ho sentita siccome nel sogno. -
Non Argia ma Senia io t'ho chiamata,
per non sostar nel facile riposo,
e la lingua la fiamma consacrata
con le parole non contaminò.
Pur or mi trovo ancora nella nebbia
e il camminar m'è vano e la fatica
novellamente mi si fa penosa.
Io sento me da me fatto diverso,
se pur vicina ti sento lontana
ancora come un tempo, e la mia fiamma
geme che pur rifulse nella notte
per sua forza, sicura. Nelle tante
piccole e vane cose nuovamente
io mi dissolvo; nell'oscuro giro
della diuturna noia il nostro sogno
parmi tradito e per ignote voci
con parole di scherno messo a nudo,
pesato, misurato, confrontato…
Come se ignote mani il focolare
andassero scrutando ingordamente,
e alle ceneri insieme le faville
disperdessero al vento...
 

L'angoscia di non giungere alla vita
e di perire dell'oscura morte
te trascinando nell'abisso, Senia,
mi prende forte sì che dubitoso
mi son fatto di me, che non sopporto
le mie stesse parole, e di me stesso
invincibile nausea m'opprime.
 

 Gorizia, 19 settembre 1910
 


VI
 

Ti son vicino e tu mi sei lontana,
mi guardi e non mi vedi, o s'io ti parlo,
pur amando ascolti, non però m'intendi;
ti sono questo corpo e questi suoni,
ti sono un nome, ti son un dei tanti,
come un altro sarebbe
che per nome e per vista conoscessi.
Io non sono per te «io», la mia vita,
io, questa mia volontà più forte,
Il mio sogno, il mio mondo, il mio destino.
Io non sono per te: questo mio amore
disperato e lontano e doloroso
- gli passi accanto e non lo senti amare.
Ma ancor fra gli altri uomini t'aggiri,
con questo parli ed a quello t'affidi,
fra lor vivi e per lor, s'anco a nessuno
dai la tua speme intera e la fiducia.
Ma fra l'oggi e il domani e questo e quello
ti dissolvi, e trapassi senza sole
la tua selvaggia e forte giovinezza,
e la tua speme consumando ignara
sei di te stessa - ed io mi struggo invano.
Mentre mi vince gelosia crudele
non pur di questo giovane e di quello
cui lo sguardo concedi o la parola,
ma d'ogni cosa che ti sia vicina,
ma del sole, dell'aria, ma del pane,
ché di loro ti nutri e a me sei tolta;
gelosia d'ogni giorno, d'ogni istante,
che vivi, che non vivi di me solo,
che l'aria e il pane e il sole, che ogni cosa,
che il mondo intero, che la vita stessa
vorrei esser per te - ma tu l'ignori.
 


VII

Parlarti? e pria che tolta per la vita
mi sii, del tutto prenderti? - che giova?
che giova, se del tutto io t'ho perduta
quando mia tu non fosti il giorno stesso
che c'incontrammo? Che se pur t'avessi
ora, vincendo, mia per il futuro,
mia per diritto, mia per tuo volere,
mia non saresti più che non sei ora,
mia non saresti più che s'altra mano
ti possedesse. Che pur del mio corpo
sarei geloso come or son d'altrui.
Non più sarei per te la vita intera
ch'ora non sono, se già in me non l'ami:
ma se in me non l'ami, se tua vita
crear non so della mia vita stessa,
che più giova sperar, che più volere,
che mi giova la vita e il mio dolore
e questo amor lontano e disperato?
Fatto sono da me stesso diverso
che centra il fato mi dicevo forte,
poiché ho esperta e ancor vivo ad ogni istante
nella tua indifferenza la mia morte.
Né più mi giova mendicare i giorni
né chieder altro più dal dio nemico,
se non che faccia mia morte finita.



 


All'Isonzo

Dalle nevose gole, dai torbidi
monti lontani con lena rabida,
con aspro sibilo soffia la raffica,
rompe la densa greve nebbia,
stringe le basse grigie nubi
e le respinge in onde gravide.


Passa radendo sui pioppi tremoli
- sul nero piano incombe il peso
della ciclopica lotta dell'etere.
Ma a lei più forte risponde l'impeto
selvaggio e giovine del fiume rapido
cui le corrose ripe trattengono:
il suo possente muggito al sibilo
della procella commesce e il vivido
chiaror del lontano sereno
riflette livido, nell'onda torbida.


E al mar l'annuncio porta della lotta
che nebbia e vento nel ciel combattono,
al mar l'annuncio porta del tumulto
che in cor m'infuria quando la nausea,
quando il torpore, il dubbio, l'abbandono
per la tua vista, Argia, più fervido
l'ardir combatte e sogna il mare libero.


 Notte del 22 settembre 1910







30 mai 2018





« De Superman à Wittgenstein » – les ressemblances de famille et imitations d’un célèbre dessin

 

 

Patrick Peccatte


En janvier 1933, l’écrivain Jerome « Jerry » Siegel et le dessinateur Joseph « Joe » Shuster créent une première version du personnage de Superman dans un fanzine confidentiel. Le personnage est cependant bien différent de l’icône culturelle connue actuellement puisqu’il s’agit d’un « villain »  , un héros chauve et méchant doté de super-pouvoirs et souhaitant assujettir le monde. Ce n’est que cinq ans plus tard que Superman devient le super-héros positif que l’on connaît, pourchassant les malfaiteurs et sauvant le monde. En 1938, Siegel et Shuster cèdent en effet le personnage à l’éditeur Detective Comics, Inc. (devenu par la suite DC Comics) qui lance alors au mois de juin un nouveau titre de comic book, Action Comics, où Superman tel qu’on le connaît désormais apparaît pour la première fois.
Action Comics #1, June 1938, couverture
Action Comics #1, June 1938, couverture
Cette couverture est devenue l’une des plus célèbres de l’histoire de la bande dessinée. Le numéro original est recherché par les collectionneurs fortunés et l’un des rares exemplaires qui subsiste encore actuellement a récemment atteint aux enchères une somme vertigineuse.

Le nom de Superman ne figure pas cependant sur la couverture du fascicule. Par contre, le premier super-héros de l’histoire des comics donne son nom à l’histoire sur 13 pages dont il est le protagoniste. La toute première page décrit d’emblée son origine extra-terrestre et ses super-pouvoirs; on notera que dans cette première version Superman n’est pas encore capable de voler…
La scène mémorable qui figure en couverture est explicitée en page 91.
Action Comics #1, June 1938, pages 1 et 9
Action Comics #1, June 1938, pages 1 et 9
En fait, cette couverture avait déjà été dévoilée le mois précédent dans une publicité parue dans More Fun Comics, un autre titre publié par Detective Comics. Là encore, le nom de Superman ne figure pas sur cette annonce, ce qui confirme que l’éditeur s’intéressait alors bien plus au lancement d’un nouveau titre qu’au nouveau personnage dont le succès sera pourtant rapidement considérable.
Publicité pour Action Comics #1 parue dans More Fun Comics #31, May 1938
Publicité pour Action Comics #1 parue dans More Fun Comics #31, May 1938
Quatre motifs graphiques et déjà une variante
Le dessin de cette couverture historique repose sur quatre motifs graphiques principaux:
  • la posture de Superman; corps incliné, bras au dessus de la tête, une jambe mi-fléchie, l’autre jambe en appui, indiquant que tout super-héros qu’il est, il est néanmoins représenté comme un humain « normal » dans l’effort;
  • la figuration de sa force colossale à travers une situation impossible dans le monde habituel: le fait qu’il soulève un objet volumineux et d’un poids considérable sans aucun effort apparent, contrastant par là avec l’attitude décrite précédemment et démontrant que sous une apparence humaine il est doté de capacités surhumaines (ses super-pouvoirs);
  • l’automobile inclinée portée à bout de bras, instanciation de l’objet très lourd et encombrant sur lequel s’exerce la force du super-héros; elle est violemment projetée contre un obstacle et l’avant de sa carrosserie est écrabouillé;
  • la composition; l’arrière-plan et l’avant-plan représentent les occupants de la voiture pourchassés par Superman. Ils sont effrayés et fuient la scène. Celui qui se tient la tête en bas à gauche en avant-plan est représenté partiellement (on sait qu’il s’agit des occupants de la voiture car dans la case précédente de la page 9, Superman a secoué la voiture pour les en extraire).
Le dessin de couverture et celui de la page 9 comportent cependant plusieurs différences significatives.
Comparaison entre le dessin de la page 9 et le dessin de couverture - Action Comics #1, June 1938
Comparaison entre le dessin de la page 9 et le dessin de couverture – Action Comics #1, June 1938
Nous savons depuis quelques années que la couverture a probablement été réalisée d’après l’histoire dessinée par Shuster et à la demande de l’éditeur par un ou plusieurs dessinateurs demeuré(s) anonyme(s). Cette hypothèse fort plausible a été émise lors de l’action en justice des héritiers de Siegel contre Warner Bros et DC Comics à propos du copyright sur le personnage de Superman2.
Voici les différences principales entre les deux dessins:
  • Superman ne prend pas appui sur la même jambe dans les deux dessins;
  • le ‘S‘ emblématique qui figure sur la poitrine du super-héros n’est pas apparent dans la case de la page 9 alors qu’il est bien visible sur la couverture;
  • il porte ses fameuses bottes rouges sur la couverture mais pas dans la case de l’histoire;
  • son ombre est plus longue sur la couverture;
  • le personnage en arrière-plan à droite près des rochers où la voiture est écrasée n’existe pas dans l’histoire, et d’ailleurs, les rochers n’ont pas le même aspect dans les deux dessins;
  • le personnage en avant-plan en bas à gauche n’a pas la même physionomie et la position de ses mains est différente (il applique ses mains sur ses oreilles dans l’histoire, sur ses tempes sur la couverture); de plus, il ne porte pas les mêmes vêtements et sa cravate a une position très différente dans les deux versions;
  • les vêtements du personnage en arrière-plan à gauche ne sont pas de la même couleur;
  • les proportions de Superman et des personnages sont identiques dans l’histoire, mais pas sur la couverture où Superman apparaît plus grand;
  • il existe plusieurs différences dans les représentations de la voiture, en particulier les protections des roues arrières ne sont pas identiques3; en outre, à la différence de sa représentation tronquée dans l’histoire, la voiture est visible intégralement sur la couverture et elle apparaît aussi légèrement plus inclinée;
  • la roue seule détachée de la voiture en bas à droite n’a pas la même position.
Ainsi donc, on peut considérer que le dessin original de Shuster et sa première réinterprétation créée à la demande de l’éditeur ont été publiés en même temps. Cette image est devenue fameuse et ses appropriations, imitations ou dérivations vont se multiplier. Cependant, le processus de multiplication des dessins dérivés sera long et passe par des images bien moins ressemblantes que ces deux variantes.
Conformément à un principe bien connu de la perception visuelle, si la comparaison entre deux images très proches incite à inventorier leurs différences, c’est bien plutôt leurs similarités, leurs ressemblances, voire leurs analogies qui sont pointées lorsqu’elles sont plus éloignées l’une de l’autre. L’analyse qui suit ne s’intéresse donc pas au petit jeu de la chasse aux écarts mais bien plutôt à la recherche de similarités visuelles et de ressemblances globales entre des images qui sont parfois assez dissemblables.
Pour ne pas trop alourdir cet article, nous désignerons désormais la couverture d’Action Comics #1 par l’acronyme AC1.
Imitations graphiques et ressemblances
Dans le domaine des comics, un « swipe » est une copie intentionnelle d’une couverture ou d’un dessin réalisée sans citer l’œuvre d’origine. Le procédé n’est pas toujours bien vu et le dessin nouveau, lorsque la ressemblance avec le dessin original est évidente, est qualifié quelquefois de clone, copie, réplique, imitation, appropriation, plagiat, etc., de pastiche ou parodie lorsque la connotation humoristique est notoire. De très nombreux swipes de couvertures sont en réalité des hommages, mais on utilise parfois le terme dénué de toute appréciation d’estime et le swipe peut alors être considéré comme une appropriation sans scrupule, un pillage en somme.
Il n’est pas toujours aisé de distinguer si un swipe est manifestement un hommage ou s’il s’agit seulement d’une copie opportuniste réalisée par manque d’inspiration ou d’originalité (lire à ce sujet l’article de Daniel Best A Rose By Any Other Name, à propos de la célèbre couverture du numéro 1 de Fantastic Four réalisée en 1961 par Jack Kirby et plusieurs fois copiée par John Byrne).
Dans la suite de cet article, nous n’examinerons pas les question éthiques ou les intentions véritables des artistes « copieurs ». Seules les similarités graphiques formelles et les ressemblances entre les dessins retiendront notre attention. Pour désigner un swipe, c’est à dire une copie manifeste d’un dessin, nous utiliserons l’expression imitation graphique ou plus simplement imitation. Lorsque les similarités graphiques sont moins évidentes, nous utiliserons le terme de ressemblance. Ce choix terminologique sera précisé par la suite.
Une couverture de comic book peut faire l’objet de quelques imitations, trois ou quatre habituellement, une dizaine tout au plus dans de rares cas (voir par exemple mon article Esquisse d’une histoire illustrée du mauvais goût).
Devenue illustre dans le domaine des comics, AC1 a donné lieu à beaucoup plus d’appropriations et d’imitations. Le relevé que nous avons réalisé identifie en effet plus de 170 couvertures ou dessins que l’on peut considérer en relation avec le dessin original de Shuster. L’analyse qui suit repose essentiellement sur la collecte de ces illustrations que l’on pourra consulter dans cet album Flickr (en raison des restrictions imposées par la plate-forme vous devez posséder un compte Flickr pour y accéder).
AC1 et ses multiples réinterprétations graphiques constituent donc un cas exceptionnel dans l’histoire des comics. L’analyse de cette abondante production montre que le phénomène est plus complexe qu’il ne paraît au premier abord lorsque l’on se contente d’examiner rapidement des cas plus habituels ayant suscités peu d’imitations. De nombreux rapprochements sont évidents car les similarités graphiques entre le dessin original et la copie sont suffisamment manifestes. Parfois, cependant, les ressemblances sont beaucoup moins claires et il n’est pas toujours possible d’affirmer avec certitude que la copie s’inspire de l’original.
Pour tenter d’organiser la collection relevée, examinons tout d’abord la très longue série des parutions du magazine Action Comics. Elle contient quelques couvertures qui sont manifestement des imitations.
Action Comics #685, Art by Jackson Guice, January 1993 / Superman - The Action Comics Archives - Volume 1, [december] 1997 / Action Comics #800, Art by Drew Struzan, April 2003 / Action Comics #900, Art by Alex Ross (il existe trois variantes de couvertures), June 2011 / Action Comics #10 (2011 Series), August 2012 / Action Comics #27 (2011 Series), March 2014
Action Comics #685, Art by Jackson Guice, January 1993 / Superman – The Action Comics Archives – Volume 1, [december] 1997 / Action Comics #800, Art by Drew Struzan, April 2003 / Action Comics #900, Art by Alex Ross (il existe trois variantes de couvertures), June 2011 / Action Comics #10 (2011 Series), August 2012 / Action Comics #27 (2011 Series), March 2014
Ces dessins peuvent être qualifiés d’imitations sans hésitation car ils comportent plusieurs des quatre motifs formels relevés au début de l’article: posture spécifique de Superman / figuration de sa force colossale / objet lourd et encombrant soulevé et projeté par le héros / personnages effrayés en avant-plan et en arrière-plan. La dernière image qui date de l’année dernière est visiblement un clin d’œil aux parodies publiées principalement sur Internet et qui abondent depuis les années 2000 (nous y reviendrons).
Il est remarquable que ces dessins soient tous relativement récents. Le magazine Action Comics n’aurait-il publié entre 1938 et 1993 aucune imitation de la fameuse couverture de son premier numéro ?
De fait, les imitations incontestables sont absentes durant cette période dans la collection Action Comics et l’on doit alors devenir plus « laxiste » et ne plus rechercher de correspondances formelles rigoureuses entre les dessins. Lorsque l’on étend l’investigation à des ressemblances qui ne sont plus des similarités de composition graphique aussi manifestes, plusieurs autres couvertures peuvent alors êtres repérées.
Action Comics #30, November 1940 / Action Comics #33, February 1941 / Action Comics #257, October 1959 / Action Comics #414, July 1972 / Action Comics #484, June 1978 / Action Comics #31 (2011 Series), July 2014
Action Comics #30, November 1940 / Action Comics #33, February 1941 / Action Comics #257, October 1959 / Action Comics #414, July 1972 / Action Comics #484, June 1978 / Action Comics #31 (2011 Series), July 2014
Ces dessins ne comportent stricto sensu qu’un seul des motifs formels relevés précédemment: la figuration de la force colossale du héros (caractéristique que l’on peut considérer comme « minimale » pour un véritable super-héros). La seconde image, datée de février 1941, pourrait à la limite être retenue en tant qu’imitation car la posture de Superman correspond assez bien (mais le contexte est tout de même fort différent, la voiture est inclinée autrement et n’est pas projetée contre un obstacle, etc.). Tout au plus peut-on affirmer que ces dessins possèdent indéniablement un « air de famille » avec la couverture du numéro 1.
La dernière image (2014) atteste que ces « presque-imitations » sont aussi, très rarement, des créations récentes.
Si les critères de ressemblance entre les dessins deviennent encore un peu plus lâches, d’autres couvertures peuvent être sélectionnées.
Action Comics #17, October 1939 / Action Comics #22, March 1940 / Action Comics #40, September 1941 / Action Comics #650, Art by George Pérez, February 1990
Action Comics #17, October 1939 / Action Comics #22, March 1940 / Action Comics #40, September 1941 / Action Comics #650, Art by George Pérez, February 1990
Il existe toujours un « air de famille » , plus éloigné sans doute, entre ces images et AC1. Même si ce ne sont plus du tout des imitations au sens habituel, ces couvertures n’ont probablement pas été conçues sans une référence implicite à AC1. Remarquons aussi que sur deux de ces images publiées durant la Seconde Guerre mondiale la voiture est remplacée par un char; nous en rencontrerons d’autres.
Devant le succès du personnage, l’éditeur lance en juin 1939 un nouveau titre sous le nom même de Superman. En janvier 1945, la « famille » s’agrandit avec le personnage de Superboy qui relate à l’origine les aventures du jeune Superman publiées dans divers titres (More Fun Comics, Adventure Comics, Superboy). Enfin, Supergirl apparaît en 1959.
Les différents titres de magazines dans lesquels ces super-héros évoluent proposent eux aussi des couvertures inspirées d’AC1, et parfois même de véritables citations illustrées, comme sur les images suivantes.
Superman, version française, circa 1942 / Superboy #12, January-February 1951 / Superman #97, May 1955
Superman, version française, circa 1942 / Superboy #12, January-February 1951 / Superman #97, May 1955
Comme pour le magazine Action Comics lui-même, on retrouve plusieurs imitations flagrantes en couverture de ces autres titres. Elles sont toutes relativement récentes et là encore on retrouve parfois des chars à la place de la voiture projetée.
Secret Origins #1, April 1986 / The Adventures of Superman #427, April 1987 / Superboy #24, 1994 Series, February 1996 / Superman Vol 2 #124, Art by Ron Frenz, June 1997 / Superboy - Risk Double-Shot #1, Art by Joe Phillips & Jasen Rodriguez, February 1998 / Superman 2999 #136, July 1998 / The Adventures of Superman #590, May 2001 / The Adventures of Superman #610, January 2003 / Superman #201, March 2004 / The Adventures of Superman #654, August 2006 / Supergirl #25, 2005 Series, March 2008 / Superman #19, Snappy Answers to Stupid Questions, Al Jaffee, June 2013
Secret Origins #1, April 1986 / The Adventures of Superman #427, April 1987 / Superboy #24, 1994 Series, February 1996 / Superman Vol 2 #124, Art by Ron Frenz, June 1997 / Superboy – Risk Double-Shot #1, Art by Joe Phillips & Jasen Rodriguez, February 1998 / Superman 2999 #136, July 1998 / The Adventures of Superman #590, May 2001 / The Adventures of Superman #610, January 2003 / Superman #201, March 2004 / The Adventures of Superman #654, August 2006 / Supergirl #25, 2005 Series, March 2008 / Superman #19, Snappy Answers to Stupid Questions, Al Jaffee, June 2013
L’un des rares dessins plus ancien qui puisse être considéré comme une imitation est extrait d’une histoire écrite par Jerry Siegel lui-même.
Tales of the Bizarro World, Script by Jerry Siegel, Art by John Forte, Adventure Comics #291, December 1961
Tales of the Bizarro World, Script by Jerry Siegel, Art by John Forte, Adventure Comics #291, December 1961
Bien que la ressemblance soit moins manifeste que dans les exemples plus récents et que la force de Superman ne se manifeste pas ici, la position de la voiture de gauche et le personnage au premier plan qui se tient la tête ne laissent guère de doutes sur la référence directe au dessin original de Shuster.
De même que précédemment pour la collection Action Comics, des dessins de couvertures ressemblants mais qui ne peuvent être qualifiés d’imitations existent aussi pour ces titres.
Superman #19, November-December 1942 / Adventure Comics #138, March 1949 / Superboy #25, April-May 1953 / Supergirl #10, 1996 Series, June 1997 / Supergirl #21, 2005 Series, November 2007 / The Adventures of Superboy, 2010 Series, June 2010
Superman #19, November-December 1942 / Adventure Comics #138, March 1949 / Superboy #25, April-May 1953 / Supergirl #10, 1996 Series, June 1997 / Supergirl #21, 2005 Series, November 2007 / The Adventures of Superboy, 2010 Series, June 2010
De la même manière, les critères de ressemblances peuvent également être plus relâchés, ce qui permet de sélectionner d’autres dessins d’apparence plus éloignée mais qui demeurent néanmoins voisins et possèdent toujours un « air de famille« .
Adventure Comics #103, April 1946 / Adventure Comics #192, September 1953 / Superboy #126, January 1966 / Superman #182, January 1966 / The Adventures of Superman #449, December 1988
Adventure Comics #103, April 1946 / Adventure Comics #192, September 1953 / Superboy #126, January 1966 / Superman #182, January 1966 / The Adventures of Superman #449, December 1988
La scène figure également dans les films dont Superman est le héros.
Superman, Richard Donner, 1978 / Superman Returns, Bryan Singer, 2006
Superman, Richard Donner, 1978 / Superman Returns, Bryan Singer, 2006
Si le film de 2006 représente un Superman adulte dans une scène qui peut être considérée comme une imitation, celui de 1978 donne à voir un Superman enfant exerçant sa force devant ses parents adoptifs stupéfaits, et la scène, cette-fois, ne peut être considérée comme une imitation bien qu’elle demeure ressemblante.
Toutes ces illustrations confirment le constat précédent à propos de la collection Action Comics: les véritables imitations sont pratiquement toutes récentes.
Au long de ces exemples puisés dans un corpus limité aux publications où évoluent Superman et ses proches, nous avons distingué soigneusement entre les imitations – c’est-à-dire les images qui possèdent plusieurs des quatre motifs graphiques formels décrits au début de l’article – et les images qualifiées de ressemblantes qui n’en possèdent qu’un seul, la figuration de la force colossale. Revenons sur cette notion de ressemblance.
Ressemblance de famille et analyse des comics
Il est clair que la figuration de la force colossale ne suffit pas à rapprocher un dessin quelconque représentant Superman de celui de 1938. Sinon, les milliers de couvertures des publications mentionnées ci-dessus devraient pratiquement toutes être retenues… Entre les dessins ainsi réunis, il doit exister des caractéristiques communes qui permettent de considérer qu’ils possèdent une ressemblance, un « air de famille » comme évoqué précédemment.
Le concept de « ressemblance de famille » (Familienähnlichkeit, parfois traduit par « air de famille » ) a été introduit en philosophie par Ludwig Wittgenstein dans les Investigations philosophiques publiées à titre posthume en 1953. Il l’utilise dans sa critique de l’idée selon laquelle un nom fait référence à une énumération d’objets ou un concept à une totalité d’instances (telles les définitions du nombre chez Frege et Russell par exemple). Il soutient que les choses qui semblent pouvoir être conçues comme liées par une caractéristique commune unique doivent plutôt être reliées par une série de similitudes qui se chevauchent, et donc qu’elles ne possèdent en fait aucune caractéristique commune unique.
En développant sa philosophie du langage et pour clarifier cette idée, Wittgenstein compare les langues à des jeux. Si l’on essaie de définir ce qui constitue l' « essence » des jeux, autrement dit une caractéristique commune à tous les jeux, on échoue. Il n’existe pas de dénominateur commun à tous les jeux. Par exemple, dans un jeu s’agit-il de gagner ou de perdre ? Pas toujours. Un jeu est-il toujours une compétition ? Non, puisqu’il existe des jeux solitaires. Il existe tellement de jeux qu’il est impossible de proposer une caractéristique universelle qui les englobe tous. Au lieu de cela, Wittgenstein observe que certains jeux ressemblent à d’autres à certains égards et c’est tout. De nombreux jeux possèdent des caractéristiques communes qui ne sont pas partagées par d’autres, tandis que d’autres jeux partagent de nouvelles caractéristiques spécifiques, et ainsi de suite. Il appelle ces ensembles de caractéristiques variées et non universelles une ressemblance de famille en les assimilant aux ressemblances qui existent entre les membres d’une même famille; la taille, les traits du visage, la couleur des yeux, la démarche, le tempérament, peuvent être partagés par certains membres d’une même famille mais pas par tous. La ressemblance de famille est pour Wittgenstein une sorte de « réseau complexe d’analogies qui s’entrecroisent et s’enveloppent les unes les autres. Analogies d’ensemble comme de détail. » (Investigations philosophiques, 66).
Les Investigations philosophiques ont eu une influence considérable sur le développement de la philosophie analytique au vingtième siècle et le concept de ressemblance de famille a donné lieu a une abondante littérature spécialisée en philosophie et dans les sciences cognitives, notamment dans les approches théoriques de la taxonomie. En 1956, Morris Weitz a inauguré son utilisation dans le domaine de l’art dans un article devenu lui-même extrêmement discuté4. Pour Weitz « L’art ne possède pas d’ensemble de propriétés nécessaires et suffisantes (p. 27). […] Le problème de la nature de l’art est semblable à celui de la nature des jeux […]. Si l’on observe ce que l’on appelle l' « art », nous ne trouverons pas de propriétés communes mais seulement des faisceaux de similarités […] je peux énumérer quelques cas et quelques conditions pour lesquelles je peux appliquer correctement le concept d’art, mais je ne peux les énumérer tous, pour la raison majeure que des conditions nouvelles apparaissent toujours ou sont toujours envisageables (p. 30). ». Il en conclu (grosso modo) que l’art ne peut être défini avec rigueur et demeure un concept ouvert.
L’article séminal de Weitz s’appuie essentiellement sur l’exemple des production littéraires. Par la suite, d’autres auteurs ont utilisé le concept de ressemblance de famille dans le domaine des arts visuels. Peu d’entre eux cependant ont abandonné l’idée ambitieuse d’envisager sous cet angle la globalité du champ des arts visuels. Parmi les rares analystes qui ont utilisé le concept plus sobrement, Dennis Knepp a étudié un sujet précis qui peut sembler incongru aux philosophes de l’art et qui nous intéresse plus particulièrement ici: la pérennité de la figure de Superman dans les comics5.
Le personnage de Superman semble à première vue toujours posséder les mêmes caractéristiques parfaitement reconnaissables: les cheveux noirs et l’accroche-cœur, les yeux bleus, le justaucorps bleu, la ceinture jaune, la cape, le slip et les bottes rouges, et enfin, sur son torse, le dessin d’un ‘S‘ rouge sur un écusson jaune. Knepp remarque cependant qu’en sept décennies le personnage a donné lieu à un nombre incalculable de représentations très variées, et en réalité, les caractéristiques ci-dessus, qui semblent inaltérables, ne sont pas constantes dans le temps et ne peuvent être considérées comme définissant une certaine « essence » de Superman. En 1963, par exemple, notre héros s’est scindé en deux personnages d’aspects bien distincts, Superman-Red/Superman-Blue. Plus fort encore, dans la série The Death of Superman publiée à partir de 1992, il survit sous la forme de quatre super-héros différents (Superboy, Steel, The Eradicator, The Cyborg Superman) qui partagent certains de ses attributs et pouvoirs mais pas tous. Plus récemment, dans la série The New 52, Superman a un look très différent. Par ailleurs, l’écusson emblématique représentant un ‘S‘ ne peut être considéré comme l’apanage de Superman puisqu’il est aussi arboré par Superboy et Supergirl, et même par Krypto le superchien; de plus, dans la série Superman Red Son qui date de 2003, il est remplacé par un tout autre insigne formé sur la faucille et le marteau communistes.
Selon Knepp, la permanence de la figure de Superman à travers ces multiples variations stylistiques et narratives s’explique par la ressemblance de famille qui se manifeste dans toutes les variantes du héros. Il n’existe pas une « essence » de Superman mais seulement des caractéristiques visuelles variées qui se croisent et se chevauchent dans les différentes versions. Un exemple remarquable vient à l’appui de cette thèse « par l’absurde » pourrait-on dire: la version dite Electric Blue Superman apparue en 1998 comme une réécriture du Superman-Red/Superman-Blue de 1963. Dans cette incarnation, seul le logo ‘S‘ sur la poitrine du héros subsiste et il apparaît plus grand et stylisé. Toutes les autres caractéristiques sont modifiées et le super-héros historique n’est plus guère reconnaissable. Visuellement, Electric Blue Superman n’a quasiment plus rien en commun avec Superman à tel point que des fans se sont rebellés et ont écrit à l’éditeur qu’il ne peut pas être Superman. La ressemblance de famille ne fonctionne plus dans ce cas et le personnage est par le fait exclu de la famille des représentations éclectiques de Superman.
Après ces quelques rappels, il doit apparaître clairement que la ressemblance mentionnée ci-dessus à propos des dessins qui évoquent AC1 sans en être une imitation constitue précisément une ressemblance de famille appliquée non plus à un unique personnage mais à une scène. Un dessin qui possède une ressemblance de famille avec AC1 représente une scène possédant un faisceau d’analogies et de similarités avec celle-ci. Lorsque les deux dessins partagent certaines caractéristiques formelles, c’est-à-dire un ou plusieurs des quatre motifs visuels décrits au début de l’article, la ressemblance de famille est extrêmement forte et devient imitation. Pour illustrer prosaïquement cette distinction, un dessin où la voiture projetée est grosso modo dans la même position inclinée que sur AC1 est une imitation, mais lorsque la voiture n’est plus du tout lancée de la même façon et qu’il n’existe pas d’autres correspondances graphiques flagrantes avec AC1, c’est une ressemblance de famille. Autrement dit, le concept de ressemblance de famille appliqué aux scènes de comics englobe celui d’imitation, ou si l’on préfère une imitation (ou un swipe) peut-être considéré comme une ressemblance de famille très forte où les analogies et similarités deviennent visuellement manifestes et formellement reconnaissables.
Par la suite, nous appellerons AC1-ressemblance un dessin qui possède une ressemblance de famille avec AC1 sans être une imitation, et AC1-imitation une AC1-ressemblance plus spécifique qui possède plusieurs des quatre motifs graphiques formels décrits au début de l’article.
Dans cette proposition terminologique, le préfixe AC1- qualifie une ressemblance d’un type particulier. Toutes les ressemblances ainsi désignées – et a fortiori bien sûr les imitations – se réfèrent à un prototype, en l’occurrence la couverture d’AC1. Lorsque l’on met en évidence une ressemblance de cette catégorie, il s’agit d’établir un lien entre une image et un modèle bien précis qui lui est antérieur, un prototype. Toutes les AC1-ressemblances sont évidemment apparues après la publication du prototype (AC1 dans notre cas) et sont donc des ressemblances avec un prototype.
Mais il existe aussi des ressemblances sans prototype qui, en règle générale, ne peuvent pas être qualifiées de ressemblances de famille. À la fin de cet article, nous examinerons quelques exemples de dessins antérieurs à AC1 dont certains éléments figuratifs rappellent l’un ou l’autre des motifs graphiques de AC1. À une possible exception près, il s’agit bien de ressemblances mais pas de ressemblances de famille avérées, sinon cela signifierait que les auteurs d’AC1 se seraient inspirés de ces dessins publiés avant 1938. Or de telles influences supposées ne peuvent pratiquement jamais être démontrées. On ne sait pas d’ordinaire si une ressemblance sans prototype est une ressemblance de famille, car l’affinité entre les dessins peut parfaitement être fortuite (que l’on songe au sosies pour revenir à l’analogie wittgensteinienne). Par contre, lorsque ces ressemblances sans prototype sont nombreuses et concernent des images publiées dans un même contexte et dans une période relativement restreinte, il est possible de soupçonner des influences. En somme, l’objectif principal du présent article consiste à montrer qu’après 1938, nous avons affaire à des ressemblances de famille dont certaines sont des imitations, tandis qu’avant 1938, il existe tout un ensemble de ressemblances sans prototype relatives à des publications bien précises (les pulp magazines des années 1920-1930) dont la conjugaison peut sembler leur conférer le caractère de ressemblances de famille alors qu’elles n’en sont pas.
Agrandissement de la famille
On le sait, toute une pléiade de héros aux super-pouvoirs sont apparus dans le sillage de Superman. Plusieurs d’entre eux sont entrés dans la prolifique famille des super-héros en figurant sur des dessins qui constituaient manifestement des références fracassantes à AC1, captant au passage la renommée du célèbre dessin et de son héros. La ressemblance de famille se poursuit alors par extension à ces nouveaux venus.
Captain Marvel fait ainsi son apparition dès 1940 en surpassant Superman sur une couverture que l’on peut considérer comme un véritable clin d’œil parodique à AC1.
 Whiz Comics #2, Captain Marvel, Cover art by C. C. Beck, February 1940
Whiz Comics #2, Captain Marvel, Cover art by C. C. Beck, February 1940
Dans le numéro suivant, sa position et les soldats allemands effrayés en avant-plan rappellent également AC1.
Whiz Comics #3, Captain Marvel, March 1940
Whiz Comics #3, Captain Marvel, March 1940
On peut encore retenir pour ce personnage cette couverture plus tardive.
Captain Marvel Comics #v3#10, Anglo-American Publishing Company Limited (Canada), October 1944
Captain Marvel Comics #v3#10, Anglo-American Publishing Company Limited (Canada), October 1944
Dans les années 1940 et 1950, les éditeurs ont plusieurs fois utilisé ce procédé de la ressemblance de famille lorsqu’un nouveau super-héros faisait ses premiers pas, souvent dans un nouveau titre.
Speed Comics #6, Shock Gibson, The Human Dynamo, March 1940
Speed Comics #6, Shock Gibson, The Human Dynamo, March 1940
Dr. Strange, également en 1940
Thrilling Comics #v2#1 (4), Dr. Strange, May 1940
Thrilling Comics #v2#1 (4), Dr. Strange, May 1940
Amazing-Man (version Centaur Publications) en 1941.
Amazing-Man Comics #19, January 1941
Amazing-Man Comics #19, January 1941
Joe Hercules, en 1941
Hit Comics #10, Joe Hercules, April 1941
Hit Comics #10, Joe Hercules, April 1941
Plastic Man, en 1951.
Plastic Man #30, July 1951
Plastic Man #30, July 1951
Parmi ces super-héros virils un peu oubliés maintenant, Wonder Woman fait une apparition remarquée en décembre 1941. Imaginée par le couple de psychologues William Moulton Marston et Elizabeth Holloway Marston, Wonder Woman s’affirme immédiatement comme un personnage féministe et devient la principale figure de Sensation Comics à partir de janvier 1942. Deux années plus tard, elle est représentée sur des couvertures AC1-ressemblantes.
Sensation Comics #26, February 1944 / Sensation Comics #28, April 1944
Sensation Comics #26, February 1944 / Sensation Comics #28, April 1944
Mais on doit à nouveau attendre deux ans pour que Wonder Woman apparaisse sur une authentique AC1-imitation.
Sensation Comics #51, Cover art by Harry G. Peter, March 1946
Sensation Comics #51, Cover art by Harry G. Peter, March 1946
À la différence d’AC1, ce dessin de comporte pas de personnages en avant-plan, la scène se passe sur un littoral, la voiture n’est pas projetée sur un rocher, et ses occupants sont encore agrippés à l’intérieur ou à l’extérieur du véhicule. On remarquera aussi les proportions exagérées de Wonder Woman. Néanmoins, par la position caractéristique de l’héroïne et celle de l’automobile malmenée, cette couverture constitue la première AC1-imitation publiée en dehors de la famille d’origine de Superman.
Ce dessin a fait lui-même l’objet d’un swipe en 2011 sur le site Deviant Art.
Sensation Comics #51, cover remake by deffectx on Deviant Art, 2011
Sensation Comics #51, cover remake by deffectx on Deviant Art, 2011
Qu’en est-il des autres héros très connus comme Spider-Man ou Batman ?
Rappelons tout d’abord que Batman n’est pas à proprement parler un super-héros puisqu’il ne possède aucun super-pouvoirs. Néanmoins, les scénaristes se sont ingéniés à le représenter dans les années 1950 sur des dessins AC1-ressemblants.
Detective Comics #250, December 1957 / Detective Comics #268, June 1959
Detective Comics #250, December 1957 / Detective Comics #268, June 1959
C’est seulement tout récemment que Batman et Robin figurent sur une AC1-imitation et sont capables d’accomplir ce que Superman faisait facilement il y a fort longtemps.
Batman and Robin #39, Art by Mick Gray and Patrick Gleason, to be published April 2015
Batman and Robin #39, Art by Mick Gray and Patrick Gleason, to be published April 2015
Spider-Man quant à lui est représenté sur une AC1-ressemblance dans les années 1960.
The Amazing Spider-Man #32, January 1966
The Amazing Spider-Man #32, January 1966
Et sur une AC1-imitation à la fin des années 1980.
The Amazing Spider-Man #306, Cover art by Todd McFarlane, Early October 1988
The Amazing Spider-Man #306, Cover art by Todd McFarlane, Early October 1988
Il figure également sur un exemple de la même époque en compagnie d’un « super-villain », The Abomination (créé en 1967).
The Amazing Spider-Man Annual #23, 1989 [The Abomination]
The Amazing Spider-Man Annual #23, 1989 [The Abomination]
Ces deux héros emblématiques illustrent une nouvelle fois le phénomène que nous observions à propos de Superman et de sa famille proche: les AC1-imitations sont presque toutes bien plus récentes que les AC1-ressemblances.
Dû à Jack Kirby, le dessin suivant constitue une exception puisqu’il représente en 1962 le super-héros nouvellement créé The Thing dans une case d’introduction qui est une évidente AC1-imitation.
Fantastic Four #4, Chapter 2 - Enter the Sub-Mariner, by Stan Lee and Jack Kirby, May 1962
Fantastic Four #4, Chapter 2 – Enter the Sub-Mariner, by Stan Lee and Jack Kirby, May 1962
Cette même année 1962 est publiée la première couverture de bande dessinée non américaine que l’on peut considérer comme une AC1-ressemblance.
Benoît Brisefer - Les Taxis rouges, par Peyo, 1962
Benoît Brisefer – Les Taxis rouges, par Peyo, 1962
Cette scène est reproduite sur l’affiche du film de Manuel Pradal, Benoît Brisefer : les Taxis rouges, sorti en décembre 2014.
Une dérivation: les chars
Nous avons déjà rencontré à plusieurs reprises la figuration d’un char en lieu et place de l’automobile esquintée par Superman. Apparu avec la Seconde Guerre mondiale, ce motif particulier a donné lieu par la suite à un véritable sous-ensemble autonome dérivé de la couverture d’AC1 originale, une sorte de « fork » en somme. Les chars de combat violemment projetés qui figurent sur ces dessins sont aussi bien des AC1-ressemblances que des AC1-imitations.
Les chars – ressemblances
Action Comics #17, October 1939 / Speed Comics #1, October 1939 / Smash Comics #14, September 1940 / Amazing Stories v14n12, #157, December 1940 / Whiz Comics #17, May 1941 / Fantastic Comics #19, June 1941 / Action Comics #40, September 1941 / Thrilling Comics #23, December 1941
Action Comics #17, October 1939 / Speed Comics #1, October 1939 / Smash Comics #14, September 1940 / Amazing Stories v14n12, #157, December 1940 / Whiz Comics #17, May 1941 / Fantastic Comics #19, June 1941 / Action Comics #40, September 1941 / Thrilling Comics #23, December 1941
Au passage, on observe qu’Amazing Stories n’est pas un comic book mais un pulp magazine célèbre. Il s’agit de la seule couverture de pulp qui figure dans notre relevé. Il apparaît en effet que les choix graphiques effectués par ces magazines essentiellement tournés vers les textes ont été assez peu influencés par les comics. L’inverse n’est vraisemblablement pas exact comme nous le verrons par la suite.
L’image la plus exotique du genre est sans conteste la suivante, extraite d’une bande dessinée chinoise publiée à Hong Kong qui relate les aventures d’Electric Pig, un cochon doté de super-pouvoirs qui pourchasse les criminels grâce à sa résistance aux lasers et aux projectiles6.
Electric Pig, Tsui Yu-on, Hong Kong comics, 1976
Electric Pig, Tsui Yu-on, Hong Kong comics, 1976
Les chars – imitations
The Adventures of Superman #427, April 1987 / The Adventures of Superman #590, May 2001 / The Golem, Eli Eshed & Uri Fink, circa 2003./ Über #3, Homage Cover, June 2013
The Adventures of Superman #427, April 1987 / The Adventures of Superman #590, May 2001 / The Golem, Eli Eshed & Uri Fink, circa 2003./ Über #3, Homage Cover, June 2013
La troisième image provient d’une bande dessiné israélienne.
À nouveau le même constat s’impose pour ce sous-ensemble spécifique: les premières images publiées dès la fin des années 1930 jusqu’aux années 1970 sont des ressemblances et les véritables imitations sont plus récentes.
Imitations récentes (1985-2015)
Les AC1-imitations deviennent très nombreuses et quasiment exclusives à partir de la fin des années 1980. Assez curieusement en effet, les AC1-ressemblances qui étaient largement majoritaires jusqu’aux années 1980 disparaissent totalement durant ces trente dernières années. Les swipes d’AC1 au sens habituel du mot sont donc un phénomène dont l’ampleur est récente même s’il en existe quelques exemples sporadiques dès la fin des années 1940. L’abondance actuelle des swipes s’explique en grande partie parce que les créations graphiques se sont multipliées sur Internet.
En raison du grand nombre de dessins collectés pour cette période, seul un nombre retreint d’entre eux seront présentés ici (le lecteur pourra consulter d’autres exemples sur l’album Flickr déjà mentionné).
Super-héros
Fantastic Four #291 [Newsstand Edition], Cover art by John Byrne, June 1986 / Elseworld Superman War of the Worlds, Michael Lark, 1999 / Justice Society of America #8 [Incentive Cover Edition], October 2007 / Zoom Suit #3, 2006 / Infinite Crisis # 5, March 2006, page 14 / Godstorm #1, April 2014 / Magnus Robot Fighter 7, Acclaim, circa 1997 / Superman Birthright #2, October 2003 / The New World, by Peter Snejbjerg, The Mighty #1, April 2009
Fantastic Four #291 [Newsstand Edition], Cover art by John Byrne, June 1986 / Elseworld Superman War of the Worlds, Michael Lark, 1999 / Justice Society of America #8 [Incentive Cover Edition], October 2007 / Zoom Suit #3, 2006 / Infinite Crisis # 5, March 2006, page 14 / Godstorm #1, April 2014 / Magnus Robot Fighter 7, Acclaim, circa 1997 / Superman Birthright #2, October 2003 / The New World, by Peter Snejbjerg, The Mighty #1, April 2009
Certaines compositions intérieures aux albums sont plus riches.
Final Crisis - Legion of 3 Worlds, Book One, George Pérez, October 2009
Final Crisis – Legion of 3 Worlds, Book One, George Pérez, October 2009
The Atomic Legion, by Mike Richardson (Author) and Bruce Zick (Illustrator), Dark Horse, April 2014
The Atomic Legion, by Mike Richardson (Author) and Bruce Zick (Illustrator), Dark Horse, April 2014
Parodies
Dans ces publications, le personnage de Superman est caricaturé en « gros musclé bêta », parfois moqué ou même ridiculisé, ou bien encore il apparaît dans des tenues excentriques. Il demeure cependant reconnaissable sur toutes ces parodies.
Superman - Tales of the Bizarro World, Art by Jaime Hernandez, [September] 2000 / Slumberland [référence à Madman de Mike Allred], circa 2008 / Action Clumsy #1 [April 27], Deviant Art, circa 2012 / Superman Family Adventures #5, November 2012 / ActionAble Comics #1 [June 1938], Illustration by Steve Murray, circa 2013 / Spawn Comics #228, February 2013 / A**hole Comics #1 [June 1938], Derek Langillle, circa 2014 / Axis - Hobgoblin #1, December 2014 / AC #1 remake by isikol from Deviant Art, 2014
Superman – Tales of the Bizarro World, Art by Jaime Hernandez, [September] 2000 / Slumberland [référence à Madman de Mike Allred], circa 2008 / Action Clumsy #1 [April 27], Deviant Art, circa 2012 / Superman Family Adventures #5, November 2012 / ActionAble Comics #1 [June 1938], Illustration by Steve Murray, circa 2013 / Spawn Comics #228, February 2013 / A**hole Comics #1 [June 1938], Derek Langillle, circa 2014 / Axis – Hobgoblin #1, December 2014 / AC #1 remake by isikol from Deviant Art, 2014
Autres héros
D’autres héros plus improbables figurent aussi sur des AC1-imitations.
Fallen Angel #15, April 2007 / Buffy the Vampire Slayer (Season Eight, 2007–2011), Twilight Part 1, Dark Horse Comics, March 2010 / Popeye #1, IDW 2012 Series, Art by Bruce Ozella, April 2012
Fallen Angel #15, April 2007 / Buffy the Vampire Slayer (Season Eight, 2007–2011), Twilight Part 1, Dark Horse Comics, March 2010 / Popeye #1, IDW 2012 Series, Art by Bruce Ozella, April 2012
On remarquera la puissance colossale de Buffy capable de projeter une locomotive comme un simple morceau de bois.
Les héros Disney participent également à la profusion d’imitations.
Disney's Hero Squad #1, January 2010 / Swipe, Donald by Don Rosa, August 2012
Disney’s Hero Squad #1, January 2010 / Swipe, Donald by Don Rosa, August 2012
Affiches
Des graphistes imaginatifs ont aussi exploité la scène fameuse dans leurs créations.
Funny Books movie poster by Rita Moore, 2009 / Patricia Lecy-Davis VS. Robert Thoms for Tacoma City Council, 2012 / Blood And Bones, September 2012 (affiche pour une compétition)
Funny Books movie poster by Rita Moore, 2009 / Patricia Lecy-Davis VS. Robert Thoms for Tacoma City Council, 2012 / Blood And Bones, September 2012 (affiche pour une compétition)
Pastiches (sélection)
Les pastiches qui abondent sur Internet sont des imitations le plus souvent humoristiques. Ce sont des plaisanteries de graphistes qui demeurent apparemment respectueux envers l’archétype du super-héros et chacune de ces images peut être considérée comme une forme d’hommage à AC1. La plupart d’entre elles s’inspirent rigoureusement de la scène d’origine, avec la voiture inclinée et projetée.
Wacky Squirrel #4, Art by Jim Bradrick, October 1988 / Jupiter #7, Sandberg Publishing, February 2000 / The Breaking Bane #1, by Marco D’Alfonso on Deviant Art, 2012 / Toxic Shock Comics #1, September 2006 / Rat-Man Collection #59, Catastrofe, by Leo Ortolani's, 2007 / Zombie Comics, by Billy Tackett, circa 2008 / Axalon Comics photo tribute, by Gizmo Tracer, 2009 / Centoloman #0, 2009 / Homage by Gustavo Deveze, 2009
Wacky Squirrel #4, Art by Jim Bradrick, October 1988 / Jupiter #7, Sandberg Publishing, February 2000 / The Breaking Bane #1, by Marco D’Alfonso on Deviant Art, 2012 / Toxic Shock Comics #1, September 2006 / Rat-Man Collection #59, Catastrofe, by Leo Ortolani’s, 2007 / Zombie Comics, by Billy Tackett, circa 2008 / Axalon Comics photo tribute, by Gizmo Tracer, 2009 / Centoloman #0, 2009 / Homage by Gustavo Deveze, 2009
Chorizo Comics #1, July 2009 / Super Meat Boy #1, September 2009 / Somerville Scout #7, Fall 2010 / AC #1, by Keat Teoh, 2011 / Classics and Comics, 2011 / The Dandy #3538, June 11, 2011 / Action Guy Comics, Peter Griffin Parody by ~JakeMackessy on deviantART, circa 2012 / Bender Parody by JakeMackessy on Deviant Art, 2012 / Never Say Die #1, [June 1985], 2012
Chorizo Comics #1, July 2009 / Super Meat Boy #1, September 2009 / Somerville Scout #7, Fall 2010 / AC #1, by Keat Teoh, 2011 / Classics and Comics, 2011 / The Dandy #3538, June 11, 2011 / Action Guy Comics, Peter Griffin Parody by ~JakeMackessy on deviantART, circa 2012 / Bender Parody by JakeMackessy on Deviant Art, 2012 / Never Say Die #1, [June 1985], 2012
Original Parody Fan art, circa 2012 / Culture Shock #1, by Roo, August 2012 / Kevin Keller #5, December 2012 / Art Single, by Mike Dougherty, 2013 / Cover homage by Bracey, featuring his character Mr. Happy, 2013 / Cover homage by Chaz, featuring the characters of Bill Walko's web-comic The Hero Business, 2013 / Cover mash-up of AC #1 and a lamp, modified by Elite Fixtures, 2013 / Super López #1, by Juan López, circa 2013 / Variant cover of Regular Show #1 by Chuck BB (KaBOOM Studios), 2013
Original Parody Fan art, circa 2012 / Culture Shock #1, by Roo, August 2012 / Kevin Keller #5, December 2012 / Art Single, by Mike Dougherty, 2013 / Cover homage by Bracey, featuring his character Mr. Happy, 2013 / Cover homage by Chaz, featuring the characters of Bill Walko’s web-comic The Hero Business, 2013 / Cover mash-up of AC #1 and a lamp, modified by Elite Fixtures, 2013 / Super López #1, by Juan López, circa 2013 / Variant cover of Regular Show #1 by Chuck BB (KaBOOM Studios), 2013
Xoen Comics on Deviant Art, circa 2013 / Ugly Doll Comics, May 2013 / Sock it to Me Comics, by Sean Von Gorman, August 2013 / Scribble Comics #1, September 2013 / AC #1 parody by johnnyism from Deviant Art, 2014 / Math Comics #Pi, by Ka-Woody [November 1915], circa 2014 / Honey Badger #1, January 2014 / Solar - Man of the Atom (AC #1 Cover Swipe Variant), April 2014, [Limited to 500 copies] / The Multiversity #1, October 2014
Xoen Comics on Deviant Art, circa 2013 / Ugly Doll Comics, May 2013 / Sock it to Me Comics, by Sean Von Gorman, August 2013 / Scribble Comics #1, September 2013 / AC #1 parody by johnnyism from Deviant Art, 2014 / Math Comics #Pi, by Ka-Woody [November 1915], circa 2014 / Honey Badger #1, January 2014 / Solar – Man of the Atom (AC #1 Cover Swipe Variant), April 2014, [Limited to 500 copies] / The Multiversity #1, October 2014
Dans cette profusion, on remarque quelques créations insolites comme cette Cavewoman de Budd Root qui assomme un dinosaure avec une voiture.
Cavewoman pin-up, by Budd Root, 2011
Cavewoman pin-up, by Budd Root, 2011
Plus rarement, les vigoureux héros n’utilisent pas une automobile.
A-Ko Comics #1, June 1986 / Nodwick #8, Henchman Publishing - Do Gooder Press, circa 1999 / Dr Blink, Superhero Shrink #0, by John Kovalic and Christopher Jones, 2004 / Fuzzy Bunnies From Hell #1, July 2006 / Delivery-Boy Man #1 by Philip J. Fry of Futurama, 2010 / Threadless t-shirt design of Action Glyphics by Dann Matthews, 2010 / TurboZombie #1 Action Comic Ink, 2010 / Mr Awesome Comics, Dezember 2010
A-Ko Comics #1, June 1986 / Nodwick #8, Henchman Publishing – Do Gooder Press, circa 1999 / Dr Blink, Superhero Shrink #0, by John Kovalic and Christopher Jones, 2004 / Fuzzy Bunnies From Hell #1, July 2006 / Delivery-Boy Man #1 by Philip J. Fry of Futurama, 2010 / Threadless t-shirt design of Action Glyphics by Dann Matthews, 2010 / TurboZombie #1 Action Comic Ink, 2010 / Mr Awesome Comics, Dezember 2010
Slimey the Hero, circa 2012 / Hatman Comics #2 [July 1980], circa 2013 / Mushroom Comics [September 1985], circa 2013 / Comic ConQuest #1, July 2013, AC #1 spoof / Doctor Comics #1, by Vincent Carrozza [November 1963], circa 2014 / Reaction Comics, cracked.com, 2014 / Itty Bitty Bunnies In Rainbow Pixie Candy Land, April 2014, #1B / Doodle Jump #1, June 2014
Slimey the Hero, circa 2012 / Hatman Comics #2 [July 1980], circa 2013 / Mushroom Comics [September 1985], circa 2013 / Comic ConQuest #1, July 2013, AC #1 spoof / Doctor Comics #1, by Vincent Carrozza [November 1963], circa 2014 / Reaction Comics, cracked.com, 2014 / Itty Bitty Bunnies In Rainbow Pixie Candy Land, April 2014, #1B / Doodle Jump #1, June 2014
Parmi la grande variétés d’objets lourds et encombrants projetés, on remarque aussi un ours imposant.
Team Fortress Comics #3, A Cold Day in Hell, Valve Corporation, April 2, 2014
Team Fortress Comics #3, A Cold Day in Hell, Valve Corporation, April 2, 2014
L’enquête visuelle qui précède montre en définitive que l’histoire de la renommée d’AC1 est longue et comporte plusieurs étapes. Dans un premier temps, les auteurs de comics ne copient pas le dessin de la couverture et proposent des images qui font seulement allusion à AC1. Cette première période où les AC1-ressemblances sont nombreuses concerne tous les super-héros, y compris Superman et sa famille proche. Il est probable que les auteurs craignaient qu’on les accuse de manque d’inspiration voire même de plagiat (au moins pour ceux qui n’étaient pas publiés par l’éditeur DC Comics). Cette réserve est rompue exceptionnellement en 1946 par Wonder Woman, membre de l’écurie DC Comics, qui figure pour la première fois sur une incontestable AC1-imitation (Sensation Comics #51, March 1946). Les AC1-ressemblances ont été la règle durant plusieurs décennies et les AC1-imitations des exceptions. Il faut attendre 1961 pour voir une AC1-imitation de Superman lui-même à l’intérieur d’une histoire (Adventure Comics #291, December 1961) et l’année suivante pour un autre super-héros chez le grand concurrent Marvel Comics, toujours dans une histoire (The Thing dans Fantastic Four #4, May 1962). Ce n’est que quarante ans après la brèche ouverte par Wonder Woman qu’une autre AC1-imitation représente à nouveau Superman sur une couverture (Secret Origins #1, April 1986) et Marvel attend encore deux années avant de se lancer dans une AC1-imitation en couverture avec un héros maison (Spider-Man dans The Amazing Spider-Man #306, October 1988). Le déferlement des AC1-imitations s’installe alors progressivement à partir de la fin des années 1980, puis les AC1-ressemblances disparaissent. Si le processus est initié par l’éditeur DC Comics qui prend le parti de publier au compte-gouttes quelques imitations dans un océan de ressemblances, les autres éditeurs suivent toujours ce lent mouvement avec un peu de retard. La progression de la ressemblance vers l’imitation paraît s’être déroulée comme une lente libération des soupçons de plagiat ou de manque d’inspiration pour se transformer graduellement en une succession d’hommages. À la fin des années 1990, l’imagerie des AC1-imitations est totalement installée et les variations ne concernent plus la disposition de la scène qui apparaît figée, mais uniquement les formes et costumes des protagonistes. Puis les parodies et pastiches fusent durant les années 2000 à partir d’une composition graphique désormais immuable.
En bref, l’imagerie pléthorique de Superman s’est cristallisée sur ce dessin très tardivement. Alors que le personnage lui-même est rapidement devenu iconique, l’icône culturelle précise qu’est la couverture d’Action Comics #1 a mis plus de quarante ans à naître. Parmi les raisons qui peuvent expliquer ce phénomène, il est probable que la crainte de l’accusation de plagiat ou de manque d’inspiration constituait un frein puissant à son appropriabilité, condition nécessaire pour rendre possible la multiplication des imitations, et donc la constitution d’une imagerie autonome et cohérente devenue prolifique sur Internet7.
Mythes et super-héros
De nombreux auteurs ont soutenu que les histoires de super-héros constituent des mythes modernes8. Brian J. Robb rapporte ainsi que Stan Lee, le célèbre écrivain et éditeur de Marvel, était très audacieux et ne doutait pas que les super-héros forment « une mythologie du vingtième-siècle en mettant en scène des mythes entièrement contemporains, une famille de légendes qui pourraient être transmises aux futures générations »9. Plus circonspect, Umberto Eco estime que « Superman tient en tant que mythe uniquement si le lecteur perd le contrôle des rapports temporels et renonce à les prendre pour base de raisonnements, s’abandonnant ainsi au flux incontrôlable des histoires qui lui sont racontées en restant dans l’illusion d’un présent continu »10.
Dans une approche différente, d’autres ont estimé que les super-héros peuvent être comparés aux héros de la mythologie antique. Il est vrai que cette filiation est revendiquée dès le début du genre par des personnages de tout premier ordre. À l’image de Captain Marvel, apparu en 1940, dont les pouvoirs sont liés au mot magique Shazam qui dérive de dieux ou héros de l’antiquité (Salomon, Hercule, Atlas, Zeus, Achille, Mercure) et qui sera identifié rapidement à cet acronyme, ou bien encore de Wonder Woman dont les racines plongent dans la mythologie grecque – elle est en effet présentée comme la princesse Diana, issue d’une tribu d’Amazones, et dès son introduction à la fin de 1941, elle est apparentée à plusieurs dieux et héros de l’antiquité dont Aphrodite, Athéna, ou bien encore Hercule.
Archétype de la force, le héros antique Hercule joue assurément un rôle de tout premier plan dans ces similitudes. Ainsi, pour Brian J. Robb à nouveau, les racines de Superman sont à rechercher chez Hercule (op. cit. p. 11). À l’appui de son propos, il cite Jerry Siegel lui-même qui admettait que sa création est « un personnage comme Samson, Hercule, et tous les hommes forts dont j’avais jamais entendu parler, fusionnés en un seul » (ibid.). Lorsque l’on examine les études académiques sur les super-héros, force est de constater que la comparaison entre Hercule et Superman est récurrente, à tel point qu’un symposium important qui s’est tenu sur le sujet il y a une dizaine d’années a publié ses actes avec ce sous-titre explicite: « From Hercules to Superman »11.
De Hercule à Superman, la conjecture de Knowles
En 2007, l’écrivain et auteur de comics Christopher Knowles publie un ouvrage remarqué et controversé qui étudie l’évolution des archétypes mythologiques dans les comics et ambitionne également de mettre à jour de supposées influences occultes ou mystiques chez les auteurs de ces productions12. Il prétend dans son livre révéler l’histoire secrète des héros de comics et s’égare parfois dans des considérations un peu fumeuses sur le spiritisme, la gnose, les rosicruciens, la franc-maçonnerie, etc.
Dans cet ouvrage, Knowles remarque que l’histoire des comics a connu plusieurs super-héros dénommés Hercule qui sont tous directement inspirés du héros de l’Antiquité: Joe Hercules, paru dans Hit Comics de l’éditeur Quality Comics à partir de juillet 1940, la version DC Comics à partir de décembre 1941, et enfin, plus tardive, la version Marvel Comics en 1965.
Peu après la parution de son livre, Knowles s’est à nouveau focalisé sur le personnage d’Hercule et a développé une idée très spéculative selon laquelle, pour ses créateurs, Superman n’agit pas comme Hercule, mais qu’il est assimilable à Hercule. Son propos repose essentiellement sur des considérations graphiques assez aventureuses. Il se réfère ainsi à trois couvertures publiées dans les années 1940.
Action Comics #27, August 1940 / Action Comics #82, March 1945 / Superman #28, May-June 1944
Action Comics #27, August 1940 / Action Comics #82, March 1945 / Superman #28, May-June 1944
Selon Knowles, la première image évoque le premier des douze travaux d’Hercule, lorsqu’il tue le lion de Némée, tandis que la seconde est une allusion à l’épisode où Hercule délivre Prométhée de l’Aigle du Caucase. Dans le troisième enfin, Superman apparaît en compagnie d’Hercule et d’Atlas, comme s’il était leur égal.
À partir de ces interprétations légères et peu convaincantes, Knowles a ensuite proposé un rapprochement entre AC1 et une peinture de Antonio Pollaiuolo datant la Renaissance qui représente Hercule et l’Hydre de Lerne.
Antonio Pollaiuolo, Hercule et l'Hydre, 1470, Musée des Offices, Florence
Antonio Pollaiuolo, Hercule et l’Hydre, 1470, Musée des Offices, Florence
Pour Knowles, les positions respectives d’Hercule et de Superman sur les deux images ainsi que les orientations de leurs corps et des objets qu’ils brandissent (massue/voiture) sont tout à fait semblables et ne peuvent être le fruit d’une coïncidence. Il décrit ensuite une série de points de concordance entre les deux illustrations, il postule par exemple que la cape de Superman n’est rien d’autre que la dépouille du Lion de Némée dont Hercule est revêtu et que le logo S sur sa poitrine est semblable au S formé par le cou de l’Hydre. Puis il dresse des schémas comparatifs entre les angles principaux dans les deux compositions.
Comparaisons entre le tableau de Pollaiuolo et la couverture d'Action Comics #1 selon Christopher Knowles
Comparaisons entre le tableau de Pollaiuolo et la couverture d’Action Comics #1 selon Christopher Knowles
Pour un peu, l’auteur nous proposerait de discerner le nombre d’or dans la composition de l’image…
Sans entrer dans le détail de ces comparaisons, rappelons que le dessin original de Shuster n’est pas celui de la couverture. Sur celui de Shuster, en page 9 de l’histoire, les orientations sont sensiblement différentes et la roue détachée de la voiture n’est pas dans la même position. Au mieux, Knowles prétend que c’est l’artiste inconnu auteur de la couverture d’AC1 qui s’est inspiré d’un tableau de la Renaissance et non les créateurs de Superman.
Plus sérieusement, Knowles ne donne aucun argument probant à l’appui de sa thèse qui demeure une conjecture purement visuelle. On ne sait même pas si Siegel et Shuster connaissaient le tableau du Musée des Offices. Sa théorie peut sembler séduisante, mais elle n’est pas étayée et n’a jamais donné lieu a une discussion critique sérieuse; on ne peut que regretter qu’elle soit parfois présentée comme une hypothèse conséquente (elle est ainsi mentionnée sans aucune argumentation dans l’encyclopédie Wikipedia/en). Si l’on reprend la terminologie exposée plus haut, Knowles effectue un glissement audacieux et injustifié d’une unique ressemblance sans prototype vers une ressemblance de famille.
Cela ne signifie pas pour autant que les ressemblances éventuelles entre AC1 et des images antérieures soient toujours dépourvues de signification, même si l’on ne sait pas précisément si Siegel ou Shuster les connaissaient. C’est ce que nous allons tenter d’établir sur des images qui appartiennent à un univers culturel beaucoup plus proche des comics et ne sont pas isolées, les illustrations des pulp magazines.
Les pulp magazines et les origines de Superman
Tous les historiens de la bande dessinée américaine mentionnent l’influence des pulp magazines sur les premiers comics de fiction et expliquent que certains personnages évoluant dans les pulps des années 1920-1930 sont les ancêtres des super-héros13. Mais le rôle de ces publications dans l’émergence des comic books de fiction est décrite comme limitée, restreinte à l’apparence générale des personnages, à leur comportement, aux récits. Les pulps intéressent ces historiens parce qu’ils mettent en scène des justiciers mystérieux, souvent capés et masqués, parfois dotés de pouvoirs extraordinaires, à l’instar de leurs successeurs super-héros. Le contenu iconographique des pulps ne retient pas leur attention et il n’est que très rarement fait mention de l’influence de ces publications sur les orientations graphiques des comics.
Les premiers auteurs de comics de fiction ont souvent commencé leurs carrières en écrivant des histoires pour les pulp magazines. C’est le cas de Jerome Siegel qui était un grand admirateur de cette littérature. On rapporte souvent que Clark Kent, le nom du journaliste sous lequel se cache Superman, est un hommage de sa part à Doc Savage, dont le nom complet est Clark Savage, Jr., et à The Shadow, dont l’identité véritable est Kent Allard.
Siegel et Shuster étaient des lecteurs « avides des magazines Amazing Stories et Weird Tales » (Robb, op. cit. p. 30). En 1929, Siegel écrit à la rubrique du courrier des lecteurs des deux magazines Amazing Stories et Science Wonder Stories.
Deux courriers de Jerome Siegel: Amazing Stories v04 #05, August 1929, pages 91-92 / Science Wonder Stories v01 06, November 1929, pages 569-570
Deux courriers de Jerome Siegel: Amazing Stories v04 #05, August 1929, pages 91-92 / Science Wonder Stories v01 06, November 1929, pages 569-570
Dans le courrier adressé à Amazing Stories, Siegel mentionne plusieurs nouvelles de science-fiction et utilise le terme scientifiction forgé par Hugo Gernsback, le créateur de ce magazine, considéré comme l’un des pères de la science-fiction. Il déclare aussi être lecteur des pulps All-Story Magazine, Weird Tales, Argosy, et écrire lui-même des nouvelles de science-fiction. Dans le courrier à Science Wonder Stories que Gernsback venait juste de créer après avoir perdu le contrôle d’Amazing Stories, il fait l’éloge de plusieurs auteurs de science-fiction et cite plusieurs de leurs nouvelles. Tout ceci montre une grande familiarité avec les pulp magazines, particulièrement ceux de science-fiction. De plus, dans ce second courrier, Siegel demande à Gernsback si son nouveau magazine compte organiser un concours de couvertures, ce qui indique qu’il était également attentifs aux illustrations des pulps.
La même année, Siegel publie un fascicule intitulé Cosmic Stories qui est considéré comme l’un des premiers fanzine de science-fiction; plusieurs sources affirment que Siegel a publié une annonce pour ce fascicule dans la section des petites annonces de Science Wonder Stories mais nous n’avons pas réussi à retrouver cette publicité.
En 1930, il envoie à Amazing Stories une nouvelle intitulée Miracles on Antares qui est acceptée par le magazine. Elle ne sera finalement pas publiée parce que le magazine avait déjà trop d’histoires en réserve et elle sera retournée à Siegel en 193514. En septembre 1932 enfin, une publicité pour un recueil d’histoires de science-fiction dont une de Siegel paraît dans Amazing Stories15.
Siegel s’associe avec Shuster à cette époque et crée avec lui un second fanzine, Science Fiction: The Advance Guard of Future Civilization. C’est dans le numéro 3 de ce fanzine qu’est publié en janvier 1933 The Reign of the Superman, courte histoire signée Herbert S. Fine dont le héros est une première version de Superman, chauve et méchant mais déjà doté de super-pouvoirs.
The Reign of the Superman, Science Fiction: The Advance Guard of Future Civilization #3, January 1933
The Reign of the Superman, Science Fiction: The Advance Guard of Future Civilization #3, January 1933
En 1930 paraît la nouvelle de Philip Wylie, Gladiator, considérée par beaucoup comme l’une des sources d’inspiration principale de Siegel pour le personnage de Superman. Le héros de Gladiator, Hugo Danner, est en effet doté d’une force surhumaine et sa peau est à l’épreuve des balles. Certaines sources affirment que Siegel avait écrit dans le numéro 2 de son fanzine paru en novembre 1932 un compte-rendu de Gladiator16. Il semble cependant qu’il s’agisse d’une rumeur, au même titre que la légende urbaine selon laquelle Wylie aurait envisagé de poursuivre Siegel et Shuster pour plagiat17. Actuellement, la possible influence de Gladiator sur le personnage de Superman est toujours débattue par les historiens des comics qui estiment toutefois de plus en plus qu’il n’existe pas de source d’inspiration privilégiée pour le personnage de Superman; Siegel aurait plutôt été influencé par de nombreux héros populaires dont les aventures étaient publiées dans les pulps des années 193018.
Un peu plus tard en 1933, Siegel et Shuster préparent une histoire de Superman pour l’éditeur Consolidated Book Publishers. Cette histoire ne sera jamais publiée; elle est perdue mais il subsiste la couverture.
Superman Cover for Consolidated Book Publishers, Joe Shuster and Jerome Siegel, 1933
Superman Cover for Consolidated Book Publishers, Joe Shuster and Jerome Siegel, 1933
Superman n’est plus un « villain » mais il ne possède pas encore ses caractéristiques distinctives, notamment la cape et le collant. Il est possible que cette version perdue empruntait quelques-uns de ses traits au personnage de Doc Savage; on sait par contre que Siegel et Shuster s’en sont inspiré pour la figure du détective Slam Bradley qu’ils créeront ensemble un peu plus tard.
L’histoire des origines de Superman est encore mal connue. Une chose est certaine cependant. Le personnage a ses racines dans les pulps des années trente, particulièrement dans les histoires de science-fiction. Les pulp magazines de science-fiction étaient véritablement la « culture » du jeune Siegel.
Dernier exemple de l’importance des pulps dans cette formation du premier super-héros de comics: l’origine du nom Superman.
On s’obstine encore dans certaines histoires de la bande dessinée à rechercher une filiation, plus ou moins tortueuse, entre ce nom et l’Übermensch de Nietzsche. Grâce aux investigations récentes des fans de pulps et de comics, on s’est aperçu que le mot Superman apparaît dès le début des années 1930 et à plusieurs reprises dans des pulp magazines. Trois images en relation avec des pulps très différents suffiront pour illustrer ce point.
The Superman, physical culture magazine, v2 n1, October 1931 / Superman - the National Physical Culture Magazine, British magazine, August 1933
The Superman, physical culture magazine, v2 n1, October 1931 / Superman – the National Physical Culture Magazine, British magazine, August 1933
Affiche publicitaire Doc Savage, collection Dwight Fuhro. Made by Street & Smith, circa 1933
Affiche publicitaire Doc Savage, collection Dwight Fuhro. Made by Street & Smith, circa 1933
The Superman of Dr. Jukes, by Francis Flagg, Wonder Stories, November 1931
The Superman of Dr. Jukes, by Francis Flagg, Wonder Stories, November 1931
Si l’on peut raisonnablement douter que Siegel et Shuster aient connu le magazine de culture physique britannique, il est possible, connaissant les lectures et les goûts de Siegel, que celui-ci ait lu la nouvelle de Francis Flagg publiée dans Wonder Stories ou vu l’affiche publicitaire pour Doc Savage. Il ne s’agit pas ici d’affirmer que l’origine du nom de Superman soit à rechercher précisément dans tel ou tel pulp, mais simplement de constater que ce nom était « dans l’air » durant la période où le personnage a été créé et que, là encore, il est nécessaire lorsque l’on s’intéresse aux origines des comics de fiction d’étudier méthodiquement les pulp magazines.
Les ressemblances dans les pulp magazines
Cette enquête visuelle se termine par la recherche d’images publiées dans les pulp magazines avant 1938 et qui possèdent un certain degré de ressemblance avec AC1. Le résultat de l’investigation, certainement très incomplète, est organisé selon les quatre motifs relevés au début de l’article: posture, force, automobile détruite, composition.
[Une précision s’impose ici. Quelques-unes des images présentées ci-dessous n’appartiennent pas aux pulps américains des années trente mais à d’autres pulps plus anciens ou publiées ailleurs (pulps anglais, littérature populaire en France). L’extension à d’autres contextes est justifiée car ces illustrations ne sont pas faciles à retrouver (les rares bases de données sur les pulps tout comme celles sur les comics d’ailleurs ne sont pas indexées sur le contenu des images). Nous estimons que l’élargissement du champ de la recherche n’invalide pas l’hypothèse de travail car il s’agit toujours de pulps et qu’il ne fait guère de doute que bien d’autres images semblables existent dans le contexte américain qui nous intéresse plus particulièrement ici. Il suffit de les retrouver…]
La posture
Les images de cette catégorie représentent le plus souvent un homme bras au dessus de la tête brandissant le corps d’un autre homme ou d’une femme, une grosse pierre, etc. Ce ne sont pas encore des super-héros et la charge soulevée ne peut être trop lourde.
Tip Top Library #38, January 2, 1897 / Nick Carter Weekly #272, circa 1905 / The Popular #200 [UK], November 18, 1922 / Weird Tales v13 #5, May 1929 / The Hotspur #9 [UK], October 28, 1933 / Scoops #1 [UK], February 10, 1934, page 11
Tip Top Library #38, January 2, 1897 / Nick Carter Weekly #272, circa 1905 / The Popular #200 [UK], November 18, 1922 / Weird Tales v13 #5, May 1929 / The Hotspur #9 [UK], October 28, 1933 / Scoops #1 [UK], February 10, 1934, page 11
Dans certains cas, la posture figurée n’est pas très éloignée de celle que l’on retrouvera plus tard chez Superman, une jambe mi-fléchie et l’autre jambe en appui.
New Nick Carter Weekly #541, May 11, 1907
New Nick Carter Weekly #541, May 11, 1907
Parfois, il existe un avant-plan avec des personnages effarés représentés tronqués, rappelant un peu la composition d’AC1.
Elle (She), Sir Henry Rider Haggard, Traduction de G. Labouchère, Illustration de Quint, L'Édition Française Illustrée, 1920
Elle (She), Sir Henry Rider Haggard, Traduction de G. Labouchère, Illustration de Quint, L’Édition Française Illustrée, 1920
La force
Les représentations de personnages possédant une force surhumaine sont rares, mais il en existe à la fois dans les pulps et dans les tout premiers comics (apparu en 1929 dans un comic strip, Popeye peut être considéré comme un précurseur des super-héros).
The Wizard #609 [UK], August 4, 1934 / King Comics #3, David McKay, 1936 Series
The Wizard #609 [UK], August 4, 1934 / King Comics #3, David McKay, 1936 Series
En 1919, le magazine Electrical Experimenter fondé par Gernsback explique par une image saisissante les effets de la gravitation sur une petite planète, On remarque que le scaphandre du personnage en couverture a disparu dans les explications plus techniques en pages intérieures.
Electrical Experimenter, v7 #5, Cover art from a painting by George Wall, September 1919, cover and page 398
Electrical Experimenter, v7 #5, Cover art from a painting by George Wall, September 1919, cover and page 398
La même idée est reprise dix ans plus tard dans un autre magazine de Gernsback, cette fois illustrée par Frank R. Paul et sans s’encombrer de scaphandre.
Science Wonder Stories, v1 #2, Cover art by Frank R. Paul, July 1929
Science Wonder Stories, v1 #2, Cover art by Frank R. Paul, July 1929
Dans son éditorial en page intérieure de ce numéro, Gernsback décrit une véritable « expérience en pensée » sur la gravitation.
Si l’on se remémore les courriers de Siegel envoyés cette même année 1929 à Amazing Stories et Science Wonder Stories où il se déclare lecteur assidu et régulier de ces magazines, il est très probable qu’il connaissait cette couverture. Il n’est pas exagéré d’estimer que ce dessin possède une véritable ressemblance de famille avec AC1.
L’automobile détruite
On retrouve dans les pulps des automobiles catapultées en l’air dont les occupants sont projetés hors du véhicule. La scène est observée par des passants effrayés en arrière-plan; l’un d’eux se tient la tête comme sur AC1.
Operator Five v1 #2, May 1934
Operator Five v1 #2, May 1934
Et dans une autre publication de Gersnback toujours illustrée par Paul, une voiture est écrabouillée par un robot. Le conducteur épouvanté quitte la scène en bas à gauche, comme sur AC1.
Wonder Stories, September 1935, Cover and page 416, Art by Frank R. Paul
Wonder Stories, September 1935, Cover and page 416, Art by Frank R. Paul
Mise à jour du 23 mai 2015
Dès 1928, Frank R. Paul a illustré une histoire de robot où l’on retrouve les quatre motifs: posture, force, automobile, composition avec un personnage effrayé au premier plan.
Amazing Stories v03n07, October 1928, Art by Frank R. Paul, page 599
Amazing Stories v03n07, October 1928, Art by Frank R. Paul, page 599
La composition
La figuration de personnages effrayés au premier plan d’une composition est ancienne. C’est un thème récurrent de la peinture classique dans les tableaux représentant la résurrection du Christ.
La résurrection du Christ, successivement par: Tiziano Vecellio (Titien), 1542-1544 / Véronèse, 1560 / Peter Paul Rubens, 1611 / Antoine Caron, vers 1589 / Noël Coypel, 1700
La résurrection du Christ, successivement par: Tiziano Vecellio (Titien), 1542-1544 / Véronèse, 1560 / Peter Paul Rubens, 1611 / Antoine Caron, vers 1589 / Noël Coypel, 1700
On doit se garder cependant d’imaginer une hypothétique influence de cette construction sur les créateurs de Superman. Il n’est pas question ici de tirer une conclusion « à la Knowles » à propos de ce rapprochement, de rechercher l’onction de l’Art sur une production culturelle esthétiquement insignifiante, ou mieux encore d’insister sur le caractère christique de Superman !19. S’il existe une réelle continuité entre les pulps et les comics de fiction de l’âge d’or, il n’en existe aucune entre l’art de la Renaissance et les comics.
Rappelons que le fugitif en bas à gauche sur AC1 est représenté partiellement, une partie de son corps est en dehors du cadre. Il existe certes des représentations de personnages tronqués dans la peinture classique20, mais elles semblent assez rares. Par contre, dans les pulp magazines des années 1920-1930, les figurations de personnages au premier plan qui cumulent les deux caractéristiques, c’est-à-dire à la fois effrayés et tronqués, sont extrêmement nombreuses.
Weird Tales, December 1926 / Amazing Stories v3 #11, February 1929 / The Spider v2 #1, February 1934 / The Hotspur #48 [UK], July 28, 1934 / The Secret Six v1#1, October 1934 / The Secret Six v1#2, November 1934 / The Spider v4 #2, November 1934 / The Secret Six v1#3, December 1934 / Buzzer #18, February 12 1938
Weird Tales, December 1926 / Amazing Stories v3 #11, February 1929 / The Spider v2 #1, February 1934 / The Hotspur #48 [UK], July 28, 1934 / The Secret Six v1#1, October 1934 / The Secret Six v1#2, November 1934 / The Spider v4 #2, November 1934 / The Secret Six v1#3, December 1934 / Buzzer #18, February 12 1938
L’année 1934 est particulièrement bien représentée avec des titres comme The Secret Six et The Spider. Mais le record est détenu par la série publiée par Operator Five en 1934-1935.
Operator Five v1#1, April 1934 / Operator Five v2#4, November 1934 / Operator Five v3#1, December 1934 / Operator Five v3#4, March 1935 / Operator Five v5#1, August 1935 / Operator Five v6#1, December 1935
Operator Five v1#1, April 1934 / Operator Five v2#4, November 1934 / Operator Five v3#1, December 1934 / Operator Five v3#4, March 1935 / Operator Five v5#1, August 1935 / Operator Five v6#1, December 1935
Il n’est pas nécessaire de multiplier les exemples pour être convaincu qu’il s’agit là d’un véritable trope visuel dans les pulps des années 1930. On peut se demander au passage si, avec l’importance prise alors par la photographie instantanée, les clichés qui présentent un cadrage partiel d’un sujet en mouvement ont pu susciter cette « mode » des personnages tronqués et affolés représentés sur les pulps.
Des ressemblances de voisinage ?
Pour chacun des quatre motifs graphiques repérés sur AC1, il est possible de retrouver de nombreuses couvertures de pulps qui présentent certaines similitudes. Autrement dit, pour reprendre la terminologie des ressemblances introduite plus haut, il existe une série de ressemblances sans prototype dans un contexte éditorial proche et une période qui précède immédiatement la parution d’AC1: les pulp magazines des années 1920-1930.
Si l’influence des pulps sur l’émergence des comics est bien connue en ce qui concerne les thèmes des histoires ou les caractéristiques générales des héros par exemple, on sous-estime d’une manière générale l’importance des illustrations qu’ils comportent, surtout pour les pulps de science-fiction. Réalisées par des artistes imaginatifs, les couvertures et les illustrations intérieures de ces magazines originaux étaient bien connues des premiers dessinateurs de comics de fiction, et ceux-ci ont sans aucun doute été influencés par ces dessins. AC1 appartient bien à cette période où les comics encore très jeunes puisent largement leurs thèmes et leurs références, y compris visuelles, dans les pulp magazines. Avec un peu d’audace, le dessin d’AC1 apparaît comme une synthèse de motifs graphiques facilement reconnaissables dans les pulp magazines qui ont immédiatement précédé l’âge d’or des comic books. Si les ressemblances en question ne sont évidement pas des ressemblances de famille, elles se conjuguent, elles forment un ensemble cohérent qui relie AC1 aux pulps des années 1920-1930, et ce lien semble presque leur conférer un caractère de ressemblances de famille; on peut les qualifier de ressemblances de voisinage.





Références
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  • Daniel Best, A Rose By Any Other Name, 20th Century Danny Boy, June 26, 2006
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  • Christopher Lowring Knowles, Is Action Comics #1 a Swipe?, November 20, 2007
  • Chris Knowles, The « Action Comics » #1 Cover Debate, Comic Book Resources, Part 1, November 28, 2007 – Part 2, November 29, 2007
  • Anton Karl Kozlovic, Superman as Christ-Figure: The American Pop Culture Movie Messiah, Journal of Religion and Film, Vol. 6 No. 1 April 2002
  • Jean-Noël Lafargue, Entre la plèbe et l’élite – les ambitions contraires de la bande dessinée, Atelier Perrousseaux , 2012
  • Danielle Lories, Philosophie analytique et définition de l’art, Revue Philosophique de Louvain, 1985, Volume 83, Numéro 58, pp. 214-230
  • Alex Nikolavitch, Mythe & super-héros, Les Moutons électriques, 2011
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  • David Reynolds, Superheroes: An Analysis of Popular Culture’s Modern Myths, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2012
  • Richard Reynolds, Super Heroes: A Modern Mythology (Studies in Popular Culture), Jackson: University Press of Mississippi, 1994
  • Brian J. Robb, A Brief History of Superheroes, Robinson Publishing, 2014
  • Morris Weitz, The Role of Theory in Aesthetics, The Journal of Aesthetics and Art Criticism, Vol. 15, No. 1, pp. 27-35, September 1956 [PDF]
  • Ludwig Wittgenstein, Investigations philosophiques, 1953, traduction française par Pierre Klossowski. Gallimard, 1961.
  1. L’histoire est reproduite intégralement sur The Classic Comics Reading Room.
  2. Lire DC vs Siegel: DC’s Appeal Brief & Who DID Draw The Action Comics #1 Cover? by Daniel Best.
  3. Les exégètes estiment que le modèle de la voiture qui figure en couverture est une DeSoto 1937 tandis que celle dessinée par Shuster dans l’histoire serait une Plymouth Deluxe 1937, cf. Now You Know: The Car On The Cover Of Action Comics #1 Is A 1937 DeSoto (But That’s Just Part Of The Story), by Mark Seifert, May 24, 2013.
  4. Morris Weitz, The Role of Theory in Aesthetics, The Journal of Aesthetics and Art Criticism, Vol. 15, No. 1, pp. 27-35, September 1956 [PDF].
  5. Dennis Knepp, Superman Family Resemblance, Chapter 19 in Superman and Philosophy: What Would the Man of Steel Do? edited by Mark D. White, John Wiley & Sons, 2013. Même s’il est évidemment plus fréquent de mobiliser Nietzsche à propos de super-héros, Knepp n’est pas le seul à faire appel à la philosophie de Wittgenstein dans l’étude des comics. David Reynolds par exemple recourt aux jeux de langages de Wittgenstein et aux paradigmes de Kuhn pour développer sa thèse selon laquelle les super-héros ne sont rien d’autre que des mythes modernes dans la culture populaire américaine – voir David Reynolds, Superheroes: An Analysis of Popular Culture’s Modern Myths, CreateSpace Independent Publishing Platform, 2012, pages 49 sq.
  6. Wendy Siuyi Wong, Hong Kong Comics, une histoire du manhua, Urban China, 2015, page 109.
  7. En ce sens une imagerie devient bien «  un corpus thématique cohérent, doté d’une capacité générative ou virale, autrement dit d’une productivité qui atteste et entretient son succès » André Gunthert, Désigner la dissimulation, figure de l’islamophobie, 4 février 2015, note 3.
  8. L’un des premiers ouvrages d’envergure sur le sujet est celui de Richard Reynolds: Super Heroes: A Modern Mythology (Studies in Popular Culture), Jackson: University Press of Mississippi, 1994.
  9. Brian J. Robb, A Brief History of Superheroes, Robinson Publishing, 2014, p. 12.
  10. Umberto Eco, De superman au surhomme, traduction française par Myriem Bouzaher, Le Livre de Poche, 1995, p. 115.
  11. Wendy Haslem, Angela Ndalianis, Chris Mackie (editors), Super/Heroes: From Hercules to Superman, New Academia Publishing, LLC, 2007.
  12. Christopher Knowles and Joseph Michael Linsner (illustrations), Our Gods Wear Spandex: The Secret History of Comic Book Heroes, Red Wheel/Weiser, 2007.
  13. Voir par exemple Jean-Noël Lafargue, Entre la plèbe et l’élite – les ambitions contraires de la bande dessinée, Atelier Perrousseaux , 2012, p. 33; Jean-Paul Jennequin, Histoire du Comic Book. Tome 1, Des origines à 1954, Vertige Graphic, 2002, p. 12; Brian J. Robb, A Brief History of Superheroes, Robinson Publishing, 2014, p. 22., etc., les références abondent. Même Knowles que nous venons d’éreinter consacre un chapitre entier aux pulps (op. cit. p. 73 sq.).
  14. Mike Ashley and Robert A. W. Lowndes, The Gernsback Days – A Study of the Evolution of Modern Science Fiction From 1911 to 1936, Wildside Press, 2004, p. 217.
  15. The Gersnback Days, pp. 346-347.
  16. Voir par exemple Robb, op. cit. p. 31.
  17. cf. Pádraig Ó Méalóid, Gladiator Vs Superman, November 25, 2009.
  18. Cf. Gregory Feeley, When World-views Collide: Philip Wylie in the Twenty-first Century, Science Fiction Studies #95, Volume 32, Part 1, March 2005.
  19. Qui existe bien entendu, voir: Anton Karl Kozlovic, Superman as Christ-Figure: The American Pop Culture Movie Messiah, Journal of Religion and Film, Vol. 6 No. 1 April 2002.
  20. Par exemple: Le Christ en croix adoré par deux donateurs (El Greco) ou Esquisse pour la Vierge du Sacré-Coeur (Delacroix). Merci à Alain François pour son aide concernant ce point.
  1. Article incroyable, comme d’habitude ! Une merveille !
    Je vois deux choses :
    – L’imitation apparait massivement au moment où la BD, de manière globale, devient un objet culturel acceptable socialement. Donc, la conversion en icône de cette couverture coïncide avec la prise de conscience du monde de la BD et du comics de faire « œuvre culturelle ».
    L’autre chose, c’est un minuscule bémol :
    « S’il existe une réelle continuité entre les pulps et les comics de fiction de l’âge d’or, il n’en existe aucune entre l’art de la Renaissance et les comics. »
    Si : l’apprentissage du dessin, apprentissage lourd et culturel. Mais les dessinateurs de comics n’avaient pas toujours une formation classique. Si Alex Raymond est célèbre pour sa formation solide, par exemple, c’est bien que les autres étaient parfois autodidactes.
    Pour l’anecdote, quand on discutait sur facebook, l’autre jour, mon voisin d’atelier Elric Dufau se penche et regarde la couverture et dit « c’est surtout un très mauvais dessin ! »
    En fait, l’absence de continuité culturelle entre une couverture de comics et n’importe quelle image d’ailleurs et l’histoire de l’Art est une exception. La très grande majorité des dessinateurs sont des professionnels très formés et visuellement très cultivés. C’est un étrange hasard historique, économique (et la conséquence de la connotation très négative du métier pendant longtemps) qui fait qu’à certains moments de l’histoire de la BD, des autodidactes (parfois très mauvais) ont fait des carrières graphiques…
  2. Je précise : « une couverture de comics et n’importe quelle image » produite par un professionnel. Aujourd’hui, la majorité des images qui circulent ne l’est pas.
    • Patrick Peccatte
      Je n’avais pas pensé à la concomitance de l’émergence de l’imitation et de la transformation de la BD en objet culturel respectable. C’est juste, merci Alain.
      Sur la « continuité », j’ai été trop elliptique et le terme de « continuité » n’est sans doute pas approprié ou nécessiterait quelques précisions. Peut-être aussi que nous ne le comprenons pas de la même façon. Je sais bien que certains dessinateurs comme Alex Raymond avaient suivi une formation classique. Le moins que l’on puisse dire – et l’avis d’Elric le confirme – c’est que Shuster à l’époque de la création de Superman était un dessinateur autodidacte médiocre et sans grande culture classique. Je ne sais pas si c’est une « conséquence de la connotation très négative du métier pendant longtemps »; Hal Foster, le créateur de Prince Vaillant, autre artiste américano-canadien de la même période et au parcours comparable, lui aussi émigré aux États-Unis, avait par contre une solide formation.
      En fait, je voulais dire qu’il existe une proximité culturelle et temporelle forte entre les pulp magazines et les comics, surtout pour le genre « science-fiction » d’où provient Superman; et comme les premiers sont apparus avant les seconds, j’ai parlé de « continuité ». Peut-être aurais-je dû dire « contiguïté » ou « voisinage » culturel, comme à la fin de mon article.
  3. En fait, dans la filiation visuelle de ce dessin, il y a un champ que vous laissez de côté, qui est l’affiche foraine de la fin du XIX° et du début du XX°. Le Superman de 1938 faisait au moins en partie référence aux Hercule de foire (d’où les lacets montants dans les premiers épisodes de Superman dans Action Comics). Il était assez courant que ces « hercules » figurent sur des affiches dans une position où ils soulevaient ce qui était jugé « non-soulevable » à mains nues. Vous pouvez par exemple retrouver cette idée dans des affiches de « Jack de Fer » http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b9003148d/f1.highres et de « Jean le Cric », qui portaient (au moins sur les affiches) des chevaux, des pianos ou même des éléphants.
    Et si on remonte encore un peu plus loin, on retrouve cet archétype dans un média non-visuel (mais adapté à l’image de nombreuses fois depuis) : dans les Misérables, Jean Valjean est surnommé « Jean le Cric » (ce qui inspirera plus tard le nom de l’hercule de foire déjà cité) parce qu’il a une force prodigieuse. Le policier chargé de le retrouver le démasque des années plus tard parce que Valjean est seul au monde capable de soulever… une charette. Tout celà échappant, bien sûr, aux créateurs de Superman. Mais plus sûrement ils lorgnaient sur les affiches de cirques et ont donc indirectement placé leur personnage dans cette filiation.
    • Patrick Peccatte
      Merci pour ces précisions.
      J’ai mentionné dans mon article un tel Hercule de foire figuré sur la couverture du pulp anglais The Wizzard en 1934 (voir ici). Il serait en effet très intéressant de rechercher les affiches américaines, de cirque ou de spectacles divers, qui auraient pu inspirer Siegel et Shuster. Il n’est pas certain toutefois que la référence soit aussi manifeste que dans le cas des pulp magazines de fiction que ces auteurs connaissaient fort bien. Cette influence plausible mériterait en tout cas une véritable illustration démonstrative dans le contexte américain de l’époque.
      La possible influence du personnage de Jean Valjean a été évoquée par Jean-Noël Lafargue dans une discussion sur Facebook au moment de la publication de mon article. A l’époque, nous avions recherché des images des Misérables figurant la scène de la charrette, parues dans des pulps américains vers les années 1930, et que les auteurs de Superman auraient pu connaître. Sans succès à ce jour, mais il en existe peut-être (et d’autre part, Siegel ou Shuster connaissaient peut-être le roman de Victor Hugo…). Même si les pulps sont sans aucun doute à l’origine des super-héros, je retiens de votre commentaire que certains de leurs traits distinctifs peuvent en effet avoir leurs racines dans d’autres champs de la culture ordinaire.